Salisburgo, Felsenreitschule. 21 Agosto 2024.
Una delle sezioni più importanti e più ricche del Festival di Salisburgo è sicuramente quella delle Orchester Zu Gast, ovvero le orchestre ospiti, che sono presenti per tutta la durata del festival, ma i cui appuntamenti si intensificano da metà agosto in poi, culminando con l’arrivo dei Berliner Philharmoniker. Dopo Utopia, Le Concert des Nations, English Baroque Soloists, Collegium 1704 e la West-Eastern Divan Orchestra, è salita sul palco della suggestiva Felsenreitschule l’Orchestra Filarmonica di Oslo, che mancava nella programmazione del festival dall’anno 2000 (quando fu diretta da Manfred Honeck). Questa eccellente orchestra è tornata a Salisburgo guidata dal suo giovanissimo direttore stabile Klaus Mäkelä (di soli 28 anni), dopo che aveva debuttato con l’allora direttore stabile Mariss Jansons.
La prima parte del concerto è stata caratterizzata dall'esecuzione di uno dei capolavori più celebri del repertorio violinistico: il Concerto per Violino e Orchestra di Pëtr Il'ič Tchaikovsky. Questo brano, noto per la sua intensità emotiva e per la tecnica virtuosistica che richiede al solista, è stato magnificamente interpretato dalla violinista georgiana Lisa Batiashvili, che ha saputo dare vita a tutte le sfumature espressive della partitura. La Batiashvili ha eseguito il concerto con il suo prezioso violino, un Giuseppe Guarneri del Gesù del 1739, strumento dal suono straordinariamente caldo e che si è distinto per il suo timbro ricco. Questo strumento, messo generosamente a sua disposizione da un collezionista privato tedesco, è stato valorizzato al massimo dalle mani della violinista, la cui tecnica impeccabile e la cui profondità interpretativa si sono rivelate eccelse.
Sin dal primo movimento, la direzione del maestro Klaus Mäkelä ha dimostrato una rimarchevole capacità di bilanciare le varie sezioni orchestrali, mantenendo una costante coesione sonora. Il giovane direttore finlandese ha saputo modulare il suono dell'orchestra con grande maestria, evidenziando, ora le tinte romantiche e morbide, ora le tensioni dinamiche più energiche, e offrendo un supporto ideale alla solista.
Nel secondo movimento, Canzonetta: Andante, è emerso, sia da parte della violinista, sia da parte del direttore d’orchestra, una significativa attenzione alla cura dei dettagli dinamici e del fraseggio, spesso nitido e molto coinvolgente. La loro attenzione si è concentrata meticolosamente sulla gestione dei dettagli dinamici e del fraseggio. Tale cura nella resa dei contrasti dinamici e delle sfumature interpretative ha messo in risalto la bellezza della composizione, evidenziandone la delicatezza melodica.
Questa cura si è riflessa anche nella scelta di un tempo lento, che ha creato un perfetto contrappunto con l'energia travolgente del terzo movimento, Allegro vivacissimo. L’esplosione ritmica e il dinamismo del movimento conclusivo sono stati esaltati dalla scelta di un tempo molto rapido da parte del maestro Mäkelä, che ha dato vita a una lettura orchestrale trascinante. La violinista Lisa Batiashvili, per parte sua, ha mostrato un’impressionante padronanza tecnica, dando prova di un meraviglioso virtuosismo, accompagnato da un fraseggio nettamente contrastato tra forte e piano. Il suo suono, sempre nitido e cristallino, ha saputo mantenere una perfetta chiarezza anche nei passaggi più complessi, catturando l’attenzione del pubblico e suscitando entusiasmo grazie ad una combinazione vincente di precisione e intensità espressiva.
Successivamente il maestro Mäkelä ha preso un violoncello e ha accompagnato la violinista in un breve brano (interamente eseguito con la tecnica del pizzicato) che i due interpreti hanno omaggiato al pubblico, che li ha ringraziati con applausi scroscianti.
Nella seconda parte del concerto il maestro Mäkelä è invece tornato sul podio per dirigere la quinta difficilissima sinfonia di Dmitri Shostakovich, appena pubblicata, con medesimi direttore e orchestra, (insieme alla quarta e alla sesta) dalla Decca. La sinfonia, composta da Shostakovich nel 1937, dopo aver ricevuto critiche aspre (anonime, ma che probabilmente erano di Stalin stesso) sulla sua opera Lady Macbeth del Distretto di Mcensk, rappresenta un punto di svolta per le sue composizioni, che dovettero mutare per non risultare ostili al regime.
Il maestro Mäkelä ha affrontato la partitura, palesando una profonda conoscenza e un evidente rispetto per la tradizione esecutiva, non senza però scegliere di arricchirla con alcuni tocchi di innovazione. Nonostante l'assenza dello spartito davanti a sé durante l’esecuzione, il Maestro Mäkelä ha dimostrato una padronanza assoluta della composizione, specialmente nei movimenti estremi, in cui ha saputo mettere in luce una notevole capacità di controllo sull'orchestra. Il primo e il quarto movimento, in particolare, si sono distinti per una scelta dei tempi estremamente calibrata, mantenuta con coerenza fino alla conclusione, e per un uso molto accorto delle dinamiche e dei contrasti, utili per la creazione di un'atmosfera costantemente tesa. Il secondo movimento ha brillato per il suo carattere vivace e ritmicamente marcato, offrendo un piacevole respiro nel contesto della sinfonia. Il terzo movimento, al contrario, è emerso come un momento di grande profondità e introspezione, in cui delicatezza e lirismo si sono intrecciati, preparando così l'ingresso al quarto movimento, con un contrasto perfettamente studiato. Quest'ultimo ha concluso la sinfonia con enorme energia.
L'Oslo Philharmonic Orchestra ha offerto una performance di altissimo livello, dimostrando una coesione rara e una precisione impeccabile. Gli archi si sono distinti per un suono vellutato e omogeneo, capace di esprimere con dolcezza, ma anche con incisività, ogni sfumatura dinamica. I fiati sono stati sempre precisissimi. Tuttavia, è stata la sezione degli ottoni a emergere con particolare forza: il loro suono, pieno e rotondo, ha dato corpo e intensità al finale, coronando l’esecuzione con un momento di grande impatto sonoro. Anche le percussioni hanno svolto un ruolo cruciale, offrendo un supporto ritmico impeccabile.
L’orchestra ha risposto con straordinaria prontezza ai gesti di Mäkelä, rivelando una sintonia perfetta tra direttore e musicisti. Ogni sfumatura dinamica e ogni accento sembravano emergere naturalmente, a testimonianza non solo della bravura tecnica degli strumentisti, ma anche della loro capacità di interpretare e tradurre la visione musicale del direttore, con sensibilità e precisione.
L'intero concerto è stato molto applaudito dal pubblico, che ha tributato gli artisti una meritata standing-ovation, che ha coronato l’estate musicale intensissima, e non ancora terminata, del maestro Mäkelä, che è apparso, con esiti trionfali, nei tre dei festival europei principali estivi (Verbier, Lucerna e Salisburgo), debuttando in due di questi.