Milano, Teatro alla Scala. 27 Ottobre 2024.
La stagione 2023/2024 della Filarmonica della Scala si sta lentamente avvicinando alla sua conclusione. Dulcis in fundo di una bella stagione è stato il concerto del maestro Tarmo Peltokoski, un evento che, data la giovanissima età del direttore finlandese, esulava un poco dalla routine, seppur di altissimo livello, di altri grandi direttori come Chailly, Jordan e Chung. Il maestro Peltokoski, che a soli 24 anni già vanta numerose collaborazioni con orchestre importanti come la Deutsche Kammerphilharmonie di Brema, l'Accademia di Santa Cecilia, la Hong Kong Philharmonic Orchestra, l'Orchestra Sinfonica Nazionale Lettone, l'Orchestre National du Capitole de Toulouse, detiene forse il record del più giovane prodigio che si è esibito sul palco del Piermarini.
Il direttore finlandese si è presentato al pubblico milanese, eseguendo il poema sinfonico Finlandia di Jean Sibelius, uno dei brani più famosi del compositore, che celebra la sua terra d'origine. Il maestro Peltokoski, sin dai primi accordi, ha rivelato un grande carisma e una personalità interpretativa marcata, dando corpo con forza e con sensibilità alle due anime di questa composizione: da un lato, l'anima più oscura e misteriosa, evocata attraverso un controllo accurato dei tempi, più dilatati e profondi, e, dall'altro lato, l'anima più vivace e fiera, resa con intensità crescente e con una spinta ritmica serrata, soprattutto grazie alla presenza degli archi. L'Orchestra Filarmonica della Scala ha mostrato un'eccellente coesione. Gli archi hanno offerto un suono rotondo e denso, gli ottoni, sempre intonati e robusti, hanno aggiunto una dimensione maestosa al brano, mentre le percussioni, nette e calibrate, hanno conferito ulteriore forza ritmica.
Successivamente, il maestro Peltokoski ha eseguito il Secondo Concerto per violino e orchestra di Karol Szymanowski, una rarità nel repertorio sinfonico per la sua complessità e per il linguaggio musicale particolarmente ricercato. Sul palco, è salito il rinomato violinista Leonidas Kavakos, che ha saputo affrontare con maestria questa composizione impegnativa, sfoggiando una tecnica impeccabile e una sonorità morbida, ma incisiva, qualità ormai distintive della sua interpretazione. La sua esecuzione è stata esemplare, capace di dominare le sfumature più sottili e di trarre dal suo strumento un timbro avvolgente, che ha meritato a calorosi e prolungati applausi. A seguito di questa entusiastica accoglienza, Kavakos ha concesso come bis il suggestivo Tempo di Borea dalla Partita per Violino 1 di Johann Sebastian Bach, un brano che ha ulteriormente messo in luce la sua straordinaria eleganza interpretativa. Per quanto riguarda la parte orchestrale, il maestro Peltokoski ha mantenuto alta la tensione dove la scrittura musicale lo consentiva, assicurando una precisa scansione ritmica e attacchi incisivi. Tuttavia, la partitura di Szymanowski, con il suo carattere frammentato e la struttura complessa, non ha reso facile un’esperienza d’ascolto fluida e diretta. Nonostante la solidità della direzione di Peltokoski e l’impegno dell’orchestra, che ha eseguito il pezzo con la consueta professionalità, la natura del Concerto ha impedito di ottenere un giudizio preciso, come invece avviene con brani di maggiore immediatezza. La difficoltà di ascolto insita nella partitura ha parzialmente oscurato l'impatto dell’interpretazione orchestrale, richiedendo al pubblico un’attenzione più alta per cogliere appieno il valore di un'esecuzione indubbiamente di alto livello.
Nella seconda parte del concerto la Seconda Sinfonia di Jean Sibelius, forse la più celebre e amata del compositore finlandese, ha preso vita grazie alla lettura attenta e raffinata di Tarmo Peltokoski. Con grande sensibilità interpretativa, il maestro ha saputo evidenziare la bellezza delle melodie di Sibelius e il progressivo crescendo emotivo che pervade la partitura. Fin dall’inizio la direzione di Peltokoski ha messo in risalto le sfumature più sottili e i contrasti della sinfonia, rivelando un’attenzione per il dettaglio che non si è limitata alla pura esecuzione, ma si spinge verso una vera e propria visione interpretativa, rara da ottenere così nitida in un direttore tanto giovane. Il secondo movimento, sospeso e meditativo, è stato reso con una delicatezza rara, contrapposta efficacemente alla vitalità del terzo movimento, in cui il ritmo serrato e pulsante ha trasmesso la sensazione di una carica inarrestabile. Il quarto movimento è stato uno dei momenti più emozionanti: Peltokoski ha sottolineato le esplosioni melodiche della partitura con grande attenzione, facendone emergere l’ampiezza sonora e il carattere eroico. La sua lettura complessa e sfaccettata ha mirato ad esaltare la monumentalità della sinfonia, cercando di trasportare il pubblico in un’esperienza sonora avvolgente. Tuttavia, nonostante la qualità interpretativa di Peltokoski e la chiarezza del suo gesto, l’orchestra non è parsa sempre rispondere con la stessa reattività. Nei passaggi culminanti del quarto movimento, in particolare, l’orchestra, pur intonata e precisa, è rimasta su un volume e su una partecipazione espressiva piuttosto contenuti. Anche nei momenti in cui il direttore le richiedeva, con un gesto molto evidente, un’esplosione sonora più coinvolgente, l’intensità non si è modificata. Questo ha leggermente smorzato il pathos del finale, impedendo alla sinfonia di raggiungere il culmine emozionale che il direttore sembrava auspicare.
Il concerto si è quindi concluso felicemente, anche se in modo più sobrio del previsto, senza bis, nemmeno con il celebre Valse Triste, che molti in sala sembravano aspettarsi come omaggio finale al repertorio del compositore finlandese. Al termine, gli applausi sono stati calorosi e riconoscenti, ma non si è assistito a quell’ondata di ‘bravo’ che spesso corona le performance migliori, come ci si sarebbe potuti attendere per un direttore tanto giovane, quanto talentuoso, come Peltokoski. Ciononostante, la performance del giovane direttore ha certamente lasciato una forte impressione per la qualità interpretativa e il controllo che ha saputo dimostrare su un repertorio così complesso, confermandolo come un artista in ascesa da seguire con interesse.