Parma, Auditorium Paganini. 5 Ottobre 2024.
Sabato sera si è aperta la sezione “Ramificazioni” del Festival Verdi 2024, una rassegna di concerti sinfonici, inseriti all'interno della consueta programmazione della manifestazione. Sul palcoscenico di un Auditorium Paganini, non completamente pieno, ma comunque discretamente gremito, considerato il programma relativamente elitario, sono saliti gli orchestrali della Filarmonica Arturo Toscanini, i coristi del Coro del Teatro Regio di Parma e il talentuoso direttore Maxime Pascal, già apparso nei cartelloni di Parma qualche anno fa e già conosciuto anche a Salisburgo per una pluripremiata messa in scena de "La Passione Greca" (The Greek Passion) di Martinu.
Curiosa, ma allo stesso tempo molto interessante e per nulla scontata, è apparsa la scelta del programma, che è iniziato con l'esecuzione de "A survivor from Warsaw" (Un sopravvissuto a Varsavia) di Arnold Schönberg, di cui si è appena celebrato il centocinquantesimo anniversario dalla nascita. L'esecuzione, resa interessante, sia dalla direzione profonda del maestro Pascal (anche se difficile da giudicare in una composizione del genere, ma comunque molto tesa ed evocativa), sia dall'interpretazione appassionata della voce recitante di Christopher Lemmings, è apparsa decisamente di alto livello. Eccellente è stata anche la prestazione conclusiva del coro.
A seguire è stato eseguito "Il canto sospeso" del compositore Luigi Nono. Qui, il discorso musicale e testuale, è stato integrato da quello visivo, molto ben curato dalla regista iraniana Shirin Neshat che, già nella sua produzione di Aida al festival di Salisburgo, aveva fatto ricorso a raffigurazioni molto semplici, spesso in bianco e nero, ma ricche di significato, di contrasti e di emozioni. Di tale linguaggio è stato un esempio anche il video proposto in accompagnamento alla musica di Nono, tramite il quale lo spettatore è stato coinvolto, più emotivamente, che narrativamente, nelle vicende dolorose di una donna, che si sono raccordate con lo svolgimento del discorso musicale attraverso l’elemento comune della sofferenza, forte e struggente, individuale, ma emblematica del dolore che affligge l’umanità, proprio come è quello che si coglie nelle lettere agghiaccianti dei condannati a morte della resistenza europea, testo della partitura di Nono. L'installazione visiva ha quindi aumentato ulteriormente la carica emotiva della parte musicale. Quest'ultima è risultata eccellente, sia grazie la gesto preciso del maestro Pascal, sia grazie ai pregevolissimi interventi vocali (tutt'altro che semplici) del mezzosoprano Katarzyna Otczyk, del tenore Raffaele Feo e del soprano Chantal Santon Jeffery, a cui va una menzione speciale per pulizia di canto, agilità e trasparenza vocale.
Sensazionale è stata la prova del Coro del Teatro Regio di Parma, preparato stupendamente dal maestro Martino Faggiani, che seppur abituato all'esecuzione di un altro repertorio, ha affrontato come meglio non si potrebbe fare la difficilissima partitura di Nono. Entrambi i comparti, femminile e maschile, hanno brillato per potenza e intonazione. L'esecuzione nel complesso è stata toccante.
Dopo l'intervallo, il programma ha proposto l'esecuzione dello Stabat Mater e del Te Deum, gli unici brani per coro e orchestra tratti dai Quattro Pezzi Sacri di Verdi. In questa seconda parte del concerto, decisamente più intrisa di una dimensione melodica e contemplativa, il maestro Pascal ha dimostrato tutta la sua abilità nel cogliere l'essenza spirituale della musica verdiana. Non si è trattato soltanto di un'esecuzione tecnicamente impeccabile, ma di una vera e propria immersione nelle profondità emotive e sacre di queste composizioni. La capacità del maestro Pascal di far emergere la sacralità sottesa alle note, attraverso una scelta dei tempi accuratamente studiata e una gestualità che trasmetteva chiarezza e sicurezza, ha conferito all'esecuzione una solennità quasi liturgica. Questo è stato particolarmente evidente nel Te Deum, dove l'equilibrio tra coro e orchestra è stato gestito in maniera magistrale, con ogni sfumatura timbrica esaltata al massimo.
Un plauso, anche in questo caso, va anche al Coro del Teatro Regio di Parma, che ha confermato la sua eccellenza con una prestazione straordinaria, capace di coniugare potenza e delicatezza espressiva. La complicità tra direttore e coro ha dato vita a un'interpretazione di rara intensità.
Ultima, ma certamente non per importanza, la Filarmonica Arturo Toscanini, che ha suonato al meglio e ha saputo sfoggiare un suono, non solo preciso e potente, ma anche straordinariamente omogeneo in ogni sezione. L'intonazione impeccabile è stata mantenuta con grande costanza lungo tutto il programma, valorizzando ogni singolo brano. E' stata quindi un'esecuzione che ha dimostrato pienamente la padronanza tecnica e la sensibilità musicale dell'orchestra, contribuendo in modo decisivo al successo della serata. In particolare, la sezione delle percussioni si è distinta positivamente.
Il concerto è stato quindi estremamente apprezzabile, forse uno tra i più belli degli ultimi tempi, che ha premiato la coraggiosa scelta del Teatro Regio di stimolare la sensibilità musicale del pubblico, avvezzo ad ascoltare il repertorio classico, con una proposta che, pur connettendosi al tema del Festival, ha esplorato mondi musicali paralleli, nel segno, assolutamente determinante e indispensabile, della grande qualità artistica.