Parma, Auditorium Paganini. 28 Marzo 2024.
La quarantottesima stagione della Filarmonica Arturo Toscanini di Parma ha, tra i tanti, anche l'obiettivo di eseguire le quattro sinfonie di Robert Schumann in quattro concerti. Dopo la quarta sinfonia diretta dal maestro Wellber e la prima sinfonia diretta dal maestro Petrou, attendendo la sinfonia "renana", che sarà diretta dal maestro Alessandro Bonato a maggio, ieri sera il maestro Roberto Abbado è salito sul podio dell'orchestra parmigiana per dirigere un concerto interamente dedicato a Schumann, composto dall'Ouverture Genoveva, dal Concerto per violoncello e orchestra e dalla seconda sinfonia.
L'Ouverture dell'opera Genoveva, unica opera di Schumann, ha aperto la serata nel modo migliore. Il maestro Abbado ha contribuito assai positivamente alla riuscita del brano, che è stato probabilmente il più riuscito del concerto, conferendo all'orchestra una timbrica rotonda e coesa. L'interpretazione è stata buona nel suo insieme.
La vera star di questa prima parte è stato però il violoncellista Mischa Maisky che, insieme ad Abbado, ha eseguito, come meglio non si potrebbe fare, il concerto per violoncello e orchestra sempre del compositore tedesco. Il violoncellista lettone, che vanta di aver suonato questo concerto anche con il grandissimo Leonard Bernstein, ha dato dimostrazione di una grande abilità tecnica. Il concerto, ad un solo movimento, sembra essere incentrato principalmente sul violoncello, mentre l'orchestra ricopre in realtà il ruolo di accompagnamento. La componente orchestrale del concerto è stata di buon livello e l'interpretazione del maestro Abbado è stata piacevole.
Finito il concerto, il maestro Maisky ha proposto un bis di Johann Sebastian Bach.
La seconda parte, invece, prevedeva l'esecuzione della seconda sinfonia di Schumann.
Nel primo movimento il maestro Abbado ha proposto un'interpretazione nel complesso piacevole e vivace, anche se non di rado carente di brillantezza, specialmente nella sezione dei violini, un po' poveri di significative coloriture (come gli staccati), che avrebbero accresciuto l'energia dell'esecuzione, se fossero stati più marcati, e così anche di spessore nelle note più acute.
Lo scherzo del secondo movimento, incentrato su tempi correttissimi, ha messo ben in risalto le parti più dinamiche, rispetto a quelle più melodiose, anche se sarebbero stati auspicabili maggiori chiaroscuri, soprattutto negli archi. Il finale è stato però travolgente per compattezza e per volume.
Meno coinvolgente è stato invece l'Adagio espressivo, che è evanescente dal punto di vista interpretativo, a partire dagli accordi iniziali, nella cui esecuzione è trapelata una certa approssimazione.
Molto energico è stato infine l'ultimo movimento, nel quale si sono distinti per precisione e per coesione le sezioni di fiati e ottoni, unite ai timpani.
La direzione de maestro Abbado, in sintesi, sebbene solida e professionale, è parsa più di "effetto", che "di sostanza". Merito indubbio del direttore milanese è stato però quello di aver fatto suonare la Filarmonica Arturo Toscanini decisamente bene: i violini hanno suonato con energia e con volume, e sono stati ben percepibili, mai sovrastati dagli ottoni si sono distinti per un suono più morbido.
Un concerto, comunque, ben fatto e che ha ottenuto buoni consensi, anche se non entusiastici.