Milano, Teatro alla Scala. 11 Novembre 2023
Dopo essermi accorto dell’esistenza di questo concerto solo martedì, grazie ad un annuncio sulla pagina instagram del Teatro alla Scala, mi sono subito dato da fare per organizzare una piccola gita di carattere musicale a Milano. Solo dopo mi sono accorto che questo spettacolo era l’inaugurazione della stagione sinfonica 2023/2024. Sul podio, il maestro Riccardo Chailly alla guida dell’orchestra e del coro del Teatro alla Scala.
La prima parte si è aperta con l’esecuzione della quarta sinfonia di Franz Schubert, detta “tragica”, che riprende i modelli del primo Beethoven sinfonico, risultando, come giustamente dice il programma di sala, tragica ma non troppo. Il primo movimento è stato molto energico e d’impatto. Il secondo movimento è stato molto dolce e limpido, lasciando trasparire tutte le sensazioni romantiche del compositore. Il terzo movimento è il più particolare dei quatto e il maestro Chailly ha scelto di delinearlo in modo molto asciutto e divertente, pur mantenendo un alto livello di eleganza. Il quarto e ultimo movimento è stato all’altezza degli altri e ha concluso la sinfonia in modo maestoso
L’interpretazione è stata quindi, nel complesso, ottima: molto elegante e interessante. Il tenore esecutivo è stato di livello pari all’interpretazione, delineato da un’orchestra mai scomposta, che ha suonato con dinamiche molto intriganti e gradevoli.
Nella seconda parte, sono stati eseguiti i Quattro Pezzi Sacri di Giuseppe Verdi, capolavoro eseguito raramente (almeno rispetto al Requiem) nei teatri. Nonostante sia ciò che pensano molti, la produzione di Verdi non si chiude con Falstaff. Infatti nell'Aprile 1895, due anni dopo la prima di Falstaff, Verdi inizia a comporre il Te Deum che completerà l'anno dopo, affiancandovi uno Stabat Mater che terminerà nel 1996. A questi, aggiunge successivamente due brani, l'Ave Maria (1889) e le Laudi alla Vergine Maria (su testo dal Canto XXXIII vv.1-21 del Paradiso di Dante Alighieri) (1890 circa) per coro a cappella. Mentre in questi ultimi due brani Verdi esprime il suo interesse per la polifonia, in quelli per coro e orchestra, la parte strumentale segue il coro in modo sempre tormentato e agitato con esplosioni di potenza e crescendo, i quali simboleggiano l'arrivo della luce che apre la visione del paradiso, con qualche velata citazione alla Messa da Requiem (come negli ottoni).
Nell’Ave Maria e nelle Laudi alla Vergine Maria, la grande massa corale del Teatro alla Scala ha dato un evidentissimo sfoggio di precisione nell’intonazione, attenzione alle dinamiche e ottima simbiosi tra le sezioni.
Nello Stabat Mater, orchestra e coro si sono fuse in una simbiosi pressoché perfetta per poi procedere in un continuo crescendo fino a culminare in un'esplosione finale che ha fatto vibrare la sala.
Il Te Deum, quarto e ultimo brano, che inizia come una sorta di canto gregoriano e che culmina in tre momenti di insieme tra coro e orchestra (Sanctus! Sanctus! Sanctus!), ha ricevuto un'esecuzione che mi è parsa straodinaria. L'orchestra e il coro hanno raggiunto livelli di potenza che mi hanno lasciato senza fiato. Il maestro Chailly, per parte sua è stato bravissimo nell'equilibrare le parti più sonoramente intense con quelle più melodiche. La sua capacità di guidare l'orchestra e il coro con maestria ha reso l'intera performance un trionfo di musicalità e espressione. L'orchestra è stata eccellente. La potenza e la maestosità degli ottoni, la precisione degli archi e dei fiati hanno reso ogni momento un'esplosione di emozioni musicali.
Quindi, nel complesso l'esecuzione di ieri sera è stata un'esperienza da ricordare: una celebrazione della grandezza musicale di Verdi e una conferma dal talento straordinario del maestro Chailly.
La qualità della performance avrebbe però meritato un più entusiastico consenso da parte del pubblico, il quale si è invece limitato ad applaudire senza particolare partecipazione. Personalmente non dimenticherò facilmente l'esecuzione di sabato sera.