Vienna, Musikverein. 16 Giugno 2024.
Come è tradizione consolidata dei Wiener Philarmoniker, i concerti, inclusi nel loro abbonamento sinfonico, vengono eseguiti in una bellissima matinée domenicale, che richiama un folto pubblico, anche assiepato in piedi, per un prezzo simbolico, in fondo alla sala grande del Musikverein, e che viene trasmesso in diretta dalla radio austriaca ö1. A concludere la loro stagione (anche se, in realtà, tra Vienna e il Festival di Salisburgo, la loro attività musicale non si ferma quasi mai) è stato chiamato il giovanissimo e carismatico direttore d’orchestra svizzero Lorenzo Viotti che, all’età di soli 34 anni, è già presente nei cartelloni dei maggiori teatri e delle migliori orchestre europee. Il programma scelto comprendeva brani che rientrano appieno nella sensibilità musicale e nelle scelte di repertorio del maestro Viotti.
Il primo dei brani scelti, che ha molto felicemente aperto il concerto, era il Capriccio Espagnol di Nicolai Rimski-Korsakov, che il maestro Viotti ha scandito su un ritmo serrato, seppur non frenetico, e ottimamente incalzante, offrendone una lettura che ha esaltato lo sciogliersi delle bellissime melodie e la presenza di sofisticate citazioni iberiche. Ogni sezione dell'orchestra ha avuto il suo momento di gloria, dai fiati brillanti, agli archi vibranti e vellutati (con particolare menzione per gli assoli, stupendamente eseguiti dal primo violino dei Wiener), ed ha contribuito a creare un'esperienza sonora ricca e coinvolgente. I colori orchestrali dipinti da Rimski-Korsakov sono stati esaltati da un'esecuzione che ha saputo bilanciare precisione tecnica ed espressività emotiva. Il travolgente finale, con la sua esplosione di energia e vitalità, ha concluso il brano in un tripudio di suoni, meritando l'ovazione entusiasta e prolungata da parte del pubblico.
In perfetta contrapposizione con le melodie vivaci e spagnoleggianti del Capriccio, è stato successivamente eseguito il poema sinfonico Die Toteninsel (L’Isola dei Morti) di Sergej Rachmaninov, il quale (come fece anche Mussorgsky in “Quadri d’un’esposizione”) si è ispirato al quadro omonimo del pittore Arnold Böcklin, che ne realizzò cinque versioni. Rachmaninov si ispirò alla quarta versione, il cui originale è andato distrutto durante la Seconda Guerra Mondiale. Il maestro Viotti ha messo in risalto, molto appropriatamente, l’anima cupa e tetra della composizione, senza mai tralasciare alcun dettaglio e senza eseguire una sola nota che non avesse un senso interpretativo. La sua proposta direttoriale ha poi soddisfatto pienamente l’ispirazione evocativa di storie e di immagini (in questo caso il contenuto del quadro) di cui la composizione è intrisa. L’orchestra, che sorprende sempre e non delude mai, lo ha ovviamente assecondato in modo magistrale, condividendo con il Direttore la nuova, e meritata, ovazione del pubblico.
Nella seconda parte del concerto il maestro Viotti ha invece eseguito la settima sinfonia di Antonin Dvorak, che non viene proposta frequentemente. Il compositore ceco compose, come è ben noto, nove sinfonie, ma egli ritenne degne di essere pubblicate solo le ultime cinque, lasciando inedite le prime quattro che furono successivamente pubblicate dopo la sua morte. Ciò spiega il motivo della strana numerazione che accompagna queste sinfonie, le quali spesso portano una doppia denominazione (a seconda che si tenga conto della data di produzione o di quella di pubblicazione). La settima sinfonia, per questa ragione, viene spesso indicata come la seconda sinfonia. La sinuosità e la scorrevolezza delle melodie di Dvorak, caratteristica che appartiene alla sesta sinfonia e alle ultime due, viene un poco a mancare nella sua settima sinfonia, che appare più emotivamente tormentata, maggiormente cupa e più imperniata su dinamiche ritmiche, piuttosto che su melodie fluenti e seducenti (come quella che caratterizza il secondo movimento della famosa nona sinfonia “Dal Nuovo Mondo”). Il maestro Viotti, nel primo movimento, sebbene non abbia trascurato di valorizzare la componente melodica, che non è completamente inesistente, ha però scelto di esaltare ritmi incalzanti, al punto che, quale spettatore, alla fine del movimento, ha pensato di aver ascoltato il finale e ha timidamente accennato ad un applauso. Il secondo movimento, che dura complessiva circa dieci minuti, è anch’esso stato eseguito molto bene, grazie alla scelta di un tempo giustamente dilatato, che ha consentito all’impianto melodico di fluire con naturale scioltezza. Il terzo movimento, un classico scherzo “alla Dvorak”, impostato su dinamiche fresche e trascinanti, è stato poi molto vivace e allegro, intrattenendo il pubblico con dinamiche fresche e trascinanti. Contrapposto all’ultimo movimento, in cui invece al maestro Viotti ha perfettamente dipinto un’atmosfera tormentata, ma allo stesso tempo vivace e trionfale.
Inutile aggiungere che i Wiener Philharmoniker si sono riconfermati come una delle migliori orchestre del mondo. Il loro suono è sempre deciso, morbido e molto personale. Ogni sezione ha suonato alla perfezione, soprattutto gli ottoni e le percussioni.
Il concerto ha quindi giustamente ottenuto un eccellente riscontro da parte del pubblico, che ha tributato prolungati applausi al maestro svizzero, al punto da “costringerlo” a tornare sul palco anche dopo che l’orchestra aveva abbandonato la sala. I Wiener Philarmoniker saranno ora protagonisti, insieme al maestro Viotti e proponendo il medesimo programma, di una tourneè in Germania, Svizzera e Spagna.