Parma, Teatro Regio. 26 Gennaio 2024.
Venerdì sera, la Filarmonica Arturo Toscanini, diretta dal giovane maestro Diego Ceretta, ha dato inizio alla stagione concertistica 2024 presso il Teatro Regio di Parma, che ha registrato una notevole affluenza di spettatori.
L'evento si è aperto con l'esecuzione dell'elegia "Crisantemi" di Giacomo Puccini, in occasione del centenario della sua scomparsa. L'interpretazione orchestrale, in cui sono stati impegnati esclusivamente gli archi, è risultata compatta ma, contemporaneamente, anche abbastanza sbiadita.
Il Trio di Parma, composto da Ivan Rabaglia (violino), Enrico Bronzi (violoncello) e Alberto Miodini (pianoforte), unito all'orchestra e al direttore, si è successivamente esibito nel Triplo Concerto di Ludwig Van Beethoven. Dal punto di vista solistico, i tre interpreti hanno dimostrato grande abilità, mentre il maestro Ceretta ha particolarmente convinto nel primo e nel secondo movimento per quanto riguarda la franchezza sonora. Tuttavia, nel terzo movimento, la decisione di ripetere il tema sempre allo stesso modo, non si è rivelata delle migliori, ed è anche per questo incappata nell'inevitabile rischio di divenire monotonia. Nel suo complesso l’esecuzione mi è parsa diligente, accurata tecnicamente, ma assai tiepida emotivamente.
Alla conclusione del concerto, il Trio di Parma ha regalato un'ottima esecuzione dello Scherzo tratto dal Trio "Dell'Arciduca" di Beethoven.
Nella seconda parte, è stata invece eseguita la nona sinfonia di Antonin Dvorak, nota come "Dal Nuovo Mondo".
L’esecuzione del primo movimento la valuterei tutto sommato apprezzabile, soprattutto sotto il profilo tecnico, grazie alla capacità del Direttore di ben controllare l’insieme orchestrale. Il secondo movimento, impostato sui tempi molto (forse troppo) dilatati, tanto da pregiudicare un poco la coesione generale del discorso musicale, è stato comunque nell'insieme armonioso. Non esattamente così è stato invece il terzo movimento, in cui l’orchestra ha palesato alcune difficoltà a seguire l’impostazione direttoriale, sempre assai poco serrata, con errori dei timpani nella scansione ritmica e difetti di coordinazione nelle sezioni degli archi durante i passaggi più intensi, oltre a problemi di intonazione dei corni e delle trombe. Riserve avrei anche sull’esecuzione del quarto movimento, che mi sembrata più superficialmente d’effetto, che mai realmente vibrante, con l’esito di essere poco vitale e scarsamente coinvolgente. La conclusione del movimento, da parte della sezione degli ottoni, ha poi nuovamente evidenziato alcune imprecisioni nella chiarezza del suono e nell'intonazione.
In sintesi, quindi, il maestro Ceretta direi che ha confermato, anche nel suo impegno sinfonico, le luci e le ombre che già aveva evidenziato nella sua recente esperienza parmigiana alla conduzione del Barbiere di Siviglia. Considerata la sua giovane età, è certamente un Direttore ben impostato e promettente, con forse miglior propensione (al momento) per la musica sinfonica rispetto a quella operistica, che però stenta ancora, e non poco, a tradurre la sua capacità tecnica in reale partecipazione emotiva, con l’esito di restituire allo spettatore esecuzioni diligenti e formalmente corrette, ma anche, nel contempo, prive di una palpabile personalità interpretativa e di una reale vitalità, che pur, vista la sua anagrafe, non dovrebbe fargli difetto.
Ho assistito pertanto ad un concerto discreto, ma non all’altezza delle mie attese.