Neujahrskonzert 2025 • Muti
- Lorenzo Giovati
- 5 gen
- Tempo di lettura: 7 min
Vienna, Musikverein (in diretta-differita su Rai 2). 1 Gennaio 2025.
Non c'è Capodanno senza il Neujahrskonzert dei Wiener Philharmoniker, il più tradizionale ed iconico dei concerti, che si tiene il primo giorno di ogni anno, nella sala d'oro del Musikverein di Vienna. Diretto da molti tra i più grandi direttori d'orchestra, quest'anno il concerto ha visto il maestro Riccardo Muti tornare sul podio per la settima volta (1993, 1997, 2000, 2004, 2018, 2021, 2025), consolidando ulteriormente, in tal modo, un suo legame profondo con l'orchestra viennese, che dura da oltre cinquant'anni.
Questo suo ultimo concerto ha anche confermato l’impressione, già ricavata dall’ascolto delle sue due precedenti esperienze del concerto di Capodanno (2018 e 2021), che il maestro Muti, nel corso degli anni, certamente anche grazie alla sua maturazione artistica, alla sedimentazione delle sue esperienze e ad un mai cessato studio delle partiture, abbia profondamente modificato il suo approccio alla musica straussiana (o del medesimo genere), arricchendolo di una maggiore profondità, riflessività e severità, ma, nel contempo, diluendo, sin quasi a smarrire, quella gioiosa vitalità, quell’energia entusiasmante e quella mediterraneità che aveva caratterizzato le sue prime esperienze viennesi di fine/inizio anno e che avevano fatto in modo di estrarre dall’orchestra un timbro luminoso, contrapposto all’inarrivabile trasparenza di Carlos Kleiber. Ne è scaturito un concerto che è stato certamente assai pregevole, in cui l’arte direttoriale del maestro Muti ha trovato una sua piena espressione nel suo gesto e nella sua visione, ma anche un concerto che, a tratti, è parso poco lieve, nella calibratura delle sonorità orchestrali, e poco gioioso, nel suo tono umorale complessivo.
Di grande valenza simbolica è stata la marcia di apertura Freiheits-Marsch (Marcia della Libertà) di Johann Strauss I, a cui poi è seguito il Walzer Dorfschwalben aus Österreich di Josef Strauss. Partendo da questi due brani, il maestro Muti è parso voler subito palesare le intenzioni del suo settimo concerto di Capodanno. Nella marcia, i Wiener Philharmoniker, che suonano sempre con straordinaria perizia, sono stati guidati dal maestro Muti ad un suono pieno e corposo, con una scelta che si è rivelata efficace nel valorizzare l’energia e l’imponenza del brano. Invece, nel Walzer, il maestro Muti non ha alleggerito la sonorità orchestrale come ci si sarebbe potuto aspettare. Gli archi dal timbro scuro e i tromboni hanno mantenuto una sonorità decisamente marcata, in linea con la cifra stilistica che ha permeato buona parte del concerto. A ciò si è aggiunta la scelta di tempi spesso molto dilatati, sebbene non uniformemente adottata, che non ha giovato alla leggerezza del brano. Hanno fatto eccezione gli strumenti che, con grande finezza, hanno evocato il canto degli uccellini. Complessivamente, però, nonostante le frequenti variazioni dinamiche, con qualche indugio e accento marcato, e i cambiamenti di tempo, l’impressione tratta è che l’esecuzione non sia ad eccellere per leggerezza.
Con la Demolirer-Polka di Johann Strauss II, i Wiener Philharmoniker hanno poi ufficialmente iniziato le loro celebrazioni per il bicentenario dalla nascita del “re dei valzer” di Vienna. Lo hanno fatto però, suonando con uno spessore orchestrale che, anche in questo caso, è sembrato non sufficientemente etereo e, quindi, non particolarmente evocativo della Polka francaise. Del medesimo compositore è stato anche il successivo Lagunen-Walzer, dedicato a Venezia, la cui esecuzione non si è parsa non discostarsi significativamente dal precedente valzer, anche se è forse emersa una maggior leggerezza dei violini, non anche dei contrabbassi e del tamburello rullante.
A conclusione di una prima parte bella, ma non entusiasmante, è stata eseguita la Luftig und duftig Polka di Eduard Strauss. Con il suo ritmo incalzante e le vivaci dinamiche, il brano ha portato una ventata di freschezza, esaltando la capacità dei Wiener Philharmoniker di combinare precisione tecnica e leggerezza interpretativa, nonché la capacità rara del maestro Muti di tenere compatta l’orchestra sul ritmo incalzante.
Durante l’intervallo, alcuni membri dei Wiener Philharmoniker, in collaborazione con la ORF, hanno realizzato un simpatico intermezzo dedicato a Johann Strauss II, di cui hanno eseguito alcuni brani arrangiati (per quartetto d’archi, per percussioni e per orchestra jazz), ambientato, in parte nella Brahms-Saal del Musikverein, in altra parte in una navicella spaziale e in altra parte ancora in un parco viennese. Il divertente video, intitolato “2025, Eine Strauss Odyssee”, trasmesso in tutto il mondo, è stato inspiegabilmente tagliato dalla Rai.
L’apertura della seconda parte del concerto è stata affidata all’Ouverture del Der Zigeunerbaron, eseguita con un approccio che ha inizialmente sorpreso per la lentezza dell’introduzione, caratterizzata da una marcata solennità. Questo inizio, strutturato molto bene, è stato compensato da una sezione successiva più scorrevole e fluida, dove l’orchestra ha trovato un equilibrio più dinamico. Il maestro Muti, pur prediligendo una sonorità marcata, ha dimostrato una particolare attenzione alle sfumature delle dinamiche, con un controllo che ha messo in evidenza gli interventi solistici.
Non ha invece pienamente convinto il successivo Accellerationen Walzer di Johann Strauss II, già proposto dal maestro Muti nel suo concerto di Capodanno del 2004. Tralasciando un piccolo scollamento dell’orchestra alla prima “accelerazione”, rispetto alla proposta di ormai 21 anni fa (o a quella intramontabile di Carlos Kleiber), la scelta di un tempo lento e di uno spessore orchestrale marcato non ha consentito una perfetta emersione delle “accelerazioni” e della vivacità di certi trilli.
Il successivo brano è stato Fidele Brüder, marcia tratta dall’operetta Das Veilchenmädchen di Josef Hellmesberger (figlio), un compositore recentemente “adottato” all’interno dei concerti di Capodanno. L’esecuzione ha saputo valorizzare appieno la vivacità e l’energia del pezzo, grazie ad un’orchestra che ha brillato per precisione e per nitidezza sonora. Il brano, con il suo carattere fresco e spensierato, si è rivelato un momento di grande piacere musicale, reso ancora più efficace dalla cura posta dal maestro Muti nel mantenere un equilibrio tra ritmo incalzante e finezza esecutiva.
Tanto si è parlato del Ferdinandus-Walzer di Costanze Geiger, una compositrice introdotta per la prima volta nel concerto di Capodanno dal maestro Muti, il quale ha voluto compiere un gesto di apertura in un repertorio tradizionalmente dominato da compositori uomini. Un’innovazione significativa, che richiama per simbolismo la scelta di Herbert von Karajan nel 1987, quando introdusse nel concerto di Capodanno una voce solista, con l’aggraziato canto di Kathleen Battle. Il maestro Muti ha chiarito che il brano è stato scelto per la sua qualità e non per la figura femminile della compositrice. Ciò non toglie però che la scelta abbia assunto oggettivamente in significativo valore simbolico, nei tempi che stiamo vivendo. Va però subito aggiunto che, sebbene il Ferdinandus-Walzer sia un pezzo molto grazioso e ben costruito, che offre scorci musicali piacevoli, non è riuscito, nonostante il valore aggiunto della direzione del Maestro Muti, a competere in brillantezza e inventiva con i celebri walzer degli Strauss. Resta comunque il merito di un’esecuzione di altissimo livello, con i Wiener Philharmoniker che hanno brillato, soprattutto nella sezione dei violini, capaci di rendere con eleganza i passaggi più lirici.
La Entweder - oder! Polka schnell di Johann Strauss II, se è seguita, ha anch’essa brillato per vivacità e per trasparenza, qualità che invece non sono emerse nitidamente nel Transactionen Walzer di Josef Strauss che è seguito subito dopo. Anche in questo caso la scelta di un tempo lento non ha permesso al brano di risplendere come avrebbe potuto.
Dal genio di Johann Strauss II sono seguite la tradizionale Annen-Polka e la frizzante Trisch-Trasch-Polka. La prima è stata eseguita con leggerezza, apprezzabile nei passaggi più lirici, arricchiti da dinamiche raffinate che hanno messo in evidenza la cura del maestro Muti per i dettagli. La Trisch-Trasch-Polka ha anch’essa brillato per la sua vivacità contagiosa e il trasporto con cui è stata eseguita.
Wein, Weib und Gesang, valzer di Johann Strauss II, ha concluso il programma ufficiale del concerto. Nonostante la sua innegabile intrinseca, l’interpretazione offerta dal maestro Muti, agganciata a un tempo assai lento, non è parsa brillare per fluidità e per flessuosità, anche a causa di un suono orchestrale molto caratterizzato.
Il fuori programma del concerto è stata la polka schnell Die Bajadere di Johann Strauss II, resa con brillantezza e vivacità.
Dopo il tradizionale augurio di buon anno, formulato dal maestro e dai Wiener Philharmoniker in lingua tedesca, il maestro Muti ha aggiunto, in italiano, un augurio particolare al mondo: pace, fratellanza e amore. Un augurio che non può che essere accolto e che rimarca il valore universale del linguaggio della musica, che tante volte, nel corso della sua carriera, lo stesso maestro Muti ha predicato e praticato.
Immancabile è stato poi il celeberrimo An der schönen blauen Donau di Johann Strauss II, che ha saputo incantare il pubblico con la sua melodia senza tempo. La scelta di un tempo lento, in questo caso, si è rivelata efficace nel mettere in risalto la straordinaria cantabilità del tema principale, permettendo all’ascoltatore di immergersi pienamente nella musica. Questo approccio ha sottolineato la ricchezza timbrica dell’orchestra, con gli archi che hanno disegnato le frasi melodiche con morbidezza, mentre i fiati hanno aggiunto un tocco di luminosità.
L’ultimo brano, come ogni anno, è stata la Marcia di Radetzky, che il maestro Muti ha interpretato con un particolare accento sulle ultime due note dell’introduzione, donando un tocco personale a un momento tanto atteso. Insieme agli applausi a ritmo del pubblico, che hanno accompagnato l’orchestra con gioiosa partecipazione, il brano ha chiuso il concerto in un’atmosfera di festa.
I Wiener Philharmoniker hanno offerto, come sempre, una prestazione di altissimo livello, dimostrando una naturale affinità con questo repertorio che conoscono intimamente e che eseguono con facilità. La loro capacità di restituire ogni dettaglio musicale con precisione e raffinatezza ha confermato la loro eccellenza, rendendo l’ascolto un piacere costante. La naturalezza con cui affrontano questi brani, simbolo della tradizione viennese, è un tratto distintivo che continua a incantare il pubblico di tutto il mondo.
Il Concerto di Capodanno è sempre un evento meraviglioso da seguire, con la sua magia unica e la capacità di unire tradizione e festa. E’ inoltre un evento iconico, come forse nessun altro. Tuttavia, negli ultimi anni si sono avvertiti segnali di una certa stanchezza, rispetto agli splendori di anni passati. L’introduzione di un brano composto da una donna, compiuta quest’anno dal maestro Muti, e la scelta di affidare la direzione del prossimo concerto al maestro Yannick Nézet-Séguin (per la prima volta), rappresentano forse i primi timidi, ma incoraggianti, segnali di una possibile apertura, pur nel rigoroso e necessario rispetto di una preziosa tradizione, al panorama direttoriale mondiale, a cui si sono affacciate, tra l’altro, ormai anche molte direttrici donne, e che si sta indubbiamente arricchendo di vari artisti potenzialmente significativi, in grado di contribuire ulteriormente a scrivere la storia di questo evento straordinario.