Salisburgo, Felsenreitschule. 19 Maggio 2024
La mattina di Pentecoste, dopo che il giorno prima era andato in scena il concerto di Paavo Järvi e Daniil Trifonov, in una sequenza da sogno, il Festival di Pentecoste 2024 di Salisburgo ha proposto, la Grande Messa in do minore di Mozart. Questa messa fu composta a Vienna con l'intenzione di eseguirla nell'Abbazia di St. Peter a Salisburgo, ove Teodor Currentzis l'ha proposta, insieme alle forze orchestrali e corali di Utopia, lo scorso festival estivo della cittadina austriaca, dando corpo ad un’esecuzione, come si consueto, straordinaria. Questa volta la Messa è stata proposta alla Felsenreitschule di Salisburgo, un magnifico teatro, dotato di un palcoscenico enorme e di un loggiato scavato nella roccia della montagna. Sul podio vi è salito il maestro Gianluca Capuano, alla guida de Les Musiciens du Prince - Monaco e dei cori Il Canto di Orfeo (da lui fondata) e del Bachchor Salzburg.
Rispetto all'esecuzione del maestro Currentzis il maestro Capuano ha scelto di eseguire una versione con alcune inserzioni spurie, avendo il risultato di un'esecuzione che, seppur non completamente aderente alle reali intenzioni di Mozart, è risultata nel complesso apprezzabilissima per la sua interezza. La presenza di alcune parti non autentiche di Mozart ha inoltre permesso al pubblico anche di capire come questa "penna anonima", che volle aggiungere alcune parti, abbia in realtà attinto dal catalogo mozartiano esistente con molta dimestichezza: ne è un esempio significativo l'Et resurrexit tertia die, in cui il coro canta "secundum Scripturas" con una melodia assolutamente analoga a quella che Susanna canta ne Le Nozze di Figaro (Atto II, Scena 6: "Veggiamo come va").
Il maestro Gianluca Capuano, già impegnato nello stesso festival ne La Clemenza di Tito (che ascolterò con piacere quando verrà riproposta nel prossimo festival estivo) e in Une folle journée, ha proposto al pubblico una concezione mozartiana caratterizzata da una profondissima sensibilità interpretativa. Egli, ha infatti dimostrato una comprensione profonda delle sfumature emotive e strutturali della Grande Messa in do minore, riuscendo a trasmettere la spiritualità e la complessità dell'opera attraverso una direzione meticolosa nei dettagli e mai banale o priva di componente emotiva. Il maestro ha mostrato inoltre una notevole abilità nel bilanciare le forze orchestrali e corali, creando un dialogo armonioso tra le varie sezioni e mantenendo sempre un equilibrio perfetto tra potenza e delicatezza, senza mai permettere ad alcune componenti di predominare sulle altre. La sua interpretazione del Gloria, in particolare, ha catturato l'attenzione per l'energia travolgente, mentre il Credo ha brillato per la profondità espressiva, la ricchezza dinamica e il ritmo sfrenato. Il maestro Capuano ha saputo valorizzare ogni singola nota, esaltando i momenti di introspezione, come quelli di grandiosità.
L'orchestra Les Musiciens du Prince — Monaco è stata eccellente sotto ogni punto di vista, offrendo una performance che ha rispecchiato appieno l'alta qualità e l'attenzione ai dettagli che ci si aspetta da un ensemble di questo calibro. La precisione degli archi ha creato un suono pulito, nitido, intonato e ricco di sfumature. I fiati, con la loro coesione e la loro brillantezza, hanno aggiunto una dimensione ulteriore all'esecuzione, contribuendo a creare una tavolozza sonora variegata e affascinante. Le percussioni, sebbene non predominanti in una messa mozartiana, hanno fornito un supporto ritmico solido e incisivo, in particolare nel Credo, integrandosi perfettamente con il resto dell'orchestra. La collaborazione tra le varie sezioni strumentali è stata impeccabile, con un'interazione fluida che ha permesso di mantenere un flusso musicale costante e coinvolgente.
Il coro, composto da Il Canto di Orfeo e Bachchor Salzburg, preparati rispettivamente dai maestri Jacopo Facchini e Michael Schneider, ha offerto una performance di altissimo livello, con voci perfettamente armonizzate che hanno reso giustizia della complessità e della bellezza delle parti corali della messa. L'intensità emotiva e la precisione tecnica dei cantanti sono state evidenti in ogni parte. Da segnalare inoltre la meticolosità della resa delle autentiche volontà di Mozart nel dividere in due il coro in alcune parti (una a destra e una a sinistra dell'orchestra) per la creazione di una divisione più netta tra le parti e un suono più avvolgente.
Il fronte vocale solistico, formato da due soprani, un tenore e un basso, è stato eccellente e all'altezza dell'esecuzione. In primis, in ordine di intervento, la soprano Regula Mühlemann, che ha esordito molto bene nel Kyrie, fatta eccezione per un paio di perdite di timbro nel registro molto basso (Mozart si è riconfermato non essere molto clemente con i soprani). La soprano ha subito sfoggiato voce sicura e intonata, soprattutto nel registro medio-alto, in cui il colore chiaro e l'ottima intonazione, in aggiunta ad un fraseggio eccellente, hanno fatto sì che la performance di tutta la messa le sia riuscita molto bene, con particolare riferimento all'Et incarnatus est (che ha ricevuto un timido applauso "a scena aperta").
Successivamente il Laudamus te è stato l'esordio dell'altro soprano, Juliette Mey che con un timbro molto diverso, più brillante e vibrante, rispetto a quello della Mühlemann, ha mostrato anch'essa un'ottima preparazione ed un’eccellente intonazione. Il registro vocale è molto ampio e esteso, compreso il registro più basso. In particolare, nel Domine Deus, in cui i due soprani sono chiamati a duettare tra loro, gli i costanti richiami da una cantante all'altra eseguiti con differenze interpretative e vocali, hanno portato ad una performance completa sotto ogni punto di vista
La componente maschile del cast ricopre in questa messa un ruolo decisamente secondario, ma non per questo il tenore Jan Petryka e il basso Yasushi Hirano hanno sottovalutato i loro interventi. Anzi. Il tenore è stato eccellente, sia nel terzetto con i due soprani (che, sia musicalmente, sia vocalmente, ha evidenziato numerosi riscontri con il terzetto Don Ottavio - Donna Anna - Donna Elvira del Don Giovanni), sia nella parte in cui è stato chiamato a cantare da solo (Et in Spiritum Sanctum). Con voce chiara (come richiesto dai tenori tedeschi mozartiani, da Belmonte a Tamino) e interpretazione sicura, ha cantato in modo appropriato e soddisfacente. Il basso Yasushi Hirano, che all'interno della messa ha cantato solo il Benedictus qui venit in nomine Domini, è stato comunque all'altezza dello spettacolo.
L'esito è stato quello di un successo trionfale, culminato in una meritatissima standing ovation per una messa stupefacente.