Messa da Requiem • Muti
- Lorenzo Giovati
- 9 ott 2024
- Tempo di lettura: 4 min
Parigi, Philharmonie (Grande salle Pierre Boulez). 4 Ottobre 2024
Nonostante le forti emozioni e i numerosi impegni che il Festival Verdi ha regalato e sta regalando alla città di Parma, sarebbe stato un peccato non approfittare di una "serata libera" dagli impegni della kermesse della cosiddetta "piccola Parigi" per recarsi nella vera Parigi e sentire questo concerto unico. in una Philharmonie completamente sold-out, il maestro Riccardo Muti si è cimentato nell'esecuzione della Messa da Requiem di Giuseppe Verdi.
La Messa da Requiem di Verdi è molto più di una semplice composizione liturgica: è un'opera che tocca le corde più profonde dell'animo umano, un dialogo struggente tra l'uomo e il divino, dove la spiritualità si intreccia al tormento dell'esistenza. Verdi affronta il mistero della morte, non tanto compiendo un atto di fede, ma articolando una riflessione inquieta e personale, in cui la ricerca di risposte incontra la consapevolezza dell'ineluttabilità della fine. Pur definendosi lui stesso in una lettera a Ricordi "un po' ateo", Verdi sembra avvicinarsi alla dimensione del sacro con uno spirito interrogativo e passionale, in cui il dramma umano si scontra con l'immensità dell'eterno. Il Requiem, con la sua solennità, è dunque una meditazione sull'aldilà, intrisa di fragilità e sgomento, ma è soprattutto una profonda esplorazione dell'esperienza umana di fronte alla morte. Questo dualismo ha, nel tempo, alimentato due approcci alla composizione tra i direttori d'orchestra: da un lato, quelli che tendono ad esaltare la dimensione rituale della Messa, e, dall’altro lato, che invece tendono a mettere in risalto la riflessione più intima e personale sulla morte.
Un esempio emblematico di quest'ultimo filone interpretativo è il maestro Riccardo Muti, la cui lettura del Requiem ha subito, nel corso degli anni, un'evoluzione molto significativa. Se un tempo la sua interpretazione era caratterizzata da un prevalente vigore drammatico, con il tempo ha virato verso una concezione più meditativa e contemplativa, in cui il ritmo si è fatto più disteso e le dinamiche meno impetuose, permettendo alla musica di respirare e al significato che essa esprime di emergere con una nuova profondità. Uno dei momenti più emblematici di questa evoluzione è rappresentato dal celebre Dies Irae e dal successivo Tuba Mirum. Nel Dies Irae del maestro Muti, il coro e gli archi creano una forza travolgente, una sorta di tempesta sonora che esprime il giudizio divino ed il terrore dell’uomo rispetto ad esso, mentre nel Tuba Mirum, egli adotta un approccio del tutto diverso. Qui, il tempo si dilata, le trombe, posizionate in alto, dietro l'orchestra, suonano con un senso di mistero e di inquietudine, modulando i loro toni in un gioco di contrasti dinamici che rendono giustizia alle parole del testo: "La tromba, diffondendo un suono formidabile…". Questo cambiamento crea un effetto quasi ultraterreno, come se il suono stesso fosse un messaggio dall'aldilà, un'eco distante che richiama l'anima verso la sua destinazione finale. Anche in altre parti della sua direzione, come nel Lacrymosa, il maestro Muti fa emergere chiaramente la sua interpretazione meditativa. Qui, il tempo scelto si distende con grande cura, permettendo all'ascoltatore di cogliere, non solo la solennità del momento, ma anche la sensazione di una lenta, inesorabile "fatica" della morte. Ogni frase musicale sembra trascinarsi con un peso che rispecchia l'incombenza del destino finale, come se l'orchestra e i cantanti stessero condividendo lo sforzo emotivo di accettare l'inevitabile.
Sotto la guida del maestro Muti Ineccepibile è stata la prestazione dell'Orchestre National de France che ha offerto un suo denso e deciso alla partitura verdiana , soprattutto nella sezione dei tromboni, delle percussioni e degli archi scuri. Sensazionale è stato anche il Chœur de Radio France, che ha sfoggiato grande potenza e coesione eccellente.
Il comparto vocale, seppur di buon livello, ha evidenziato invece qualche leggera incertezza.
Il soprano Iwona Sobotka, che ha sostituito l'indisposta Juliana Grigoryan, si è cimentata nella partitura verdiana, e soprattutto nell'insidioso Libera me domine, dando prova di una buona caratura interpretativa e di una notevole potenza del mezzo.
Non ineccepibile è stata invece la prova del mezzosoprano Marie-Nicole Lemieu, la quale, sebbene si sia molto impegnata a modulare, non è sempre riuscita a nascondere lo sforzo del ricercare l'intonazione. Un vibrato molto preponderante, non le ha inoltre permesso di nascondere qualche instabilità. Le va riconosciuta però una discreta potenza e un'interpretazione di indubbia ricercatezza.
Eccellente, come sempre, è stata, per contro, la prestazione del tenore Giovanni Sala, che ha piegato sempre il suo nobile mezzo vocale al servizio di un’interpretazioni accurata. La sua piacevole voce ambrata, seppur non sontuosa, soprattutto in una sala così grande, è risultata sempre intonata e molto ben controllata, favorendo l'espressività del suo canto.
Buona nel complesso è stata anche la prova del basso Maharram Huseynov, che ha fornito dimostrazione di tecnica e intonazione, a servizio di un'interpretazione di livello.
L'esecuzione della Messa da Requiem di Verdi alla Philharmonie di Parigi è stata pertanto un’esperienza musicale di rara intensità. La sala completamente gremita, la precisione assoluta del maestro Muti e l’energia palpabile dell’Orchestre National de France e del Chœur de Radio France hanno trasformato la serata in un evento memorabile. Riccardo Muti ha dimostrato ancora una volta perché è considerato uno dei massimi interpreti verdiani del nostro tempo, guidando il pubblico in un viaggio emotivo e spirituale attraverso una delle opere più complesse e affascinanti di Verdi. La sua capacità di coniugare il rigore tecnico con una profonda sensibilità artistica ha reso questa esecuzione eccellente. Il pubblico, visibilmente coinvolto, ha risposto con applausi fragorosi e ripetuti, segno dell’impatto emotivo che la performance ha avuto su tutti i presenti. Una serata così non può che aver lasciato un segno indelebile nel cuore e nella mente di chi ha avuto la fortuna di assistervi.
Il concerto è stato mandato in onda da Radio France.