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Messa da Requiem • Lyniv

  • Lorenzo Giovati
  • 24 set 2023
  • Tempo di lettura: 2 min

Aggiornamento: 9 feb 2024

Parma, Teatro Regio. 23 Settembre 2023

 

Dopo il successo de "I Lombardi alla Prima Crociata", il Festival Verdi ha proposto, per il quarto anno consecutivo, quasi a rendere questa partitura un gradito appuntamento fisso, una nuova produzione della "Messa da Requiem" di Verdi, affidandone l’esecuzione ai complessi orchestrali del Teatro Comunale di Bologna, guidati dalla loro direttrice stabile Oksana Lyniv.


La direttrice ucraina ha offerto del capolavoro verdiano una lettura impegnata, in cui ho riconosciuto un apprezzabile rigore formale, nel delineare la complessa architettura sonora, e una sicura padronanza tecnica. Non vi ho però ravvisato il turbamento emotivo con cui il Maestro Verdi rappresenta in musica la fragilità della condizione umana di fronte al mistero della morte. Ne è testimonianza l’articolazione angosciata del Libera me Domine, che, ieri sera, è comunque stata la pagina più felice ed emotivamente intensa dell’intera esecuzione.


L’orchestra del Teatro Comunale di Bologna, per parte sua, non mi pare abbia brillato. L’intera sezione degli ottoni, che nell’esecuzione del Requiem verdiano ha un ruolo molto importante, mi è sembrata, non di rado, precaria nell’intonazione e carente nella profondità del suono, al pari, in alcuni passaggi, della sezione dei violoncelli.


Per contro, le due masse corali impegnate in scena, quella del Teatro Regio di Parma e quella del Teatro Comunale di Bologna, mi hanno pienamente convinto, anche se forse il loro posizionamento, molto in fondo al palcoscenico, ne ha penalizzato il volume.


Sono state brave, a mio parere, le due soliste femminili.


In primis, Federica Lombardi, che avevo già avuto occasione di ascoltare in altre occasioni, sempre come Donna Elvira nel Don Giovanni mozartiano, apprezzandone la bella voce, l’emissione educata e l’elegante linea di canto. Qualità che ho riscontrato anche nella Messa verdiana di ieri sera. È stata molto brava e partecipe nel Libera me Domine finale.


Al suo fianco il mezzosoprano Daniela Barcellona, la quale ha mostrato la sua esperienza, sfoggiando una voce piena e un canto quasi sempre appropriato.


Acerba mi è sembrata invece l’interpretazione del tenore Freddie De Tommaso, che ha puntato molto sulla potenza del suo mezzo vocale e sulla naturale facilità della sua emissione, peraltro non sempre confortata da un’intonazione ineccepibile nel registro acuto, non marcando accenti e toni più raccolti e sommessi, che pur sono non di rado indispensabili nella Messa verdiana, che è costellata di “intenzioni su cui bisogna pensare”, come il Maestro Verdi si sforzò di raccomandare, in una sua lettera al mezzosoprano Waldmann, per ammonire che la Messa non si canta come un’opera.

Discorso opposto mi pare valga invece per il basso Michele Pertusi, che forse non ha il colore vocale che in alcuni brani della Messa sarebbe preferibile, ma che non si fa mancare occasione per offrire una prova di eleganza vocale e di compostezza interpretativa.


In sintesi, quindi, un’esecuzione che si è snodata in modo fluido e piacevole, senza però concedere momenti di vero coinvolgimento emotivo. Alla fine, i consensi del pubblico sono stati comunque meritatamente calorosi.



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