Mahler Sinfonia 9 • Gatti
- Lorenzo Giovati
- 30 apr 2024
- Tempo di lettura: 3 min
Milano, Teatro alla Scala (in diretta su LaScala.tv). 27 Aprile 2024
Dopo aver diretto, sempre al Teatro alla Scala, tre concerti mahleriani solo nelle ultime tre stagioni, il maestro Daniele Gatti è tornato al Piermarini per dirigere un'altro concerto le cui musiche provengono dalla penna del genio boemo. Il direttore milanese, che nel 2026 prenderà il posto di Riccardo Chailly come direttore musicale di questo teatro, è già direttore principale del Maggio Musicale Fiorentino e della Staatskapelle di Dresda. Con l’orchestra fiorentina ha appena eseguito la quarta sinfonia, aprendo così la stagione del Festival del Maggio, mentre con la Staatskapelle sono previsti nella prossima stagione quattro concerti che vedranno protagonisti le prime quattro sinfonie di Mahler. L’interpretazione che il maestro Gatti fornisce alle musiche mahleriane è rinomata a livello internazionale, tant’è che ha diretto questo repertorio con le maggiori orchestre europee (Concertgebow, Staatskapelle, Maggio Musicale Fiorentino, Teatro alla Scala…). Sabato sera, dopo altri due concerti (eseguiti Lunedì e Mercoledì), il maestro Gatti è tornato sul podio per eseguire la nona sinfonia.
Il maestro Gatti ha dimostrato di possedere un controllo assoluto dell’orchestra, agevolato da un gesto precisissimo e molto nitido. La sua interpretazione dipinge un Mahler che è, sì prossimo alla morte, ma anche ricco di solarità, conferita soprattutto dagli archi, a cui Gatti dedica spesso molta cura.
L’Andante comodo che apre la sinfonia è stato incentrato su tempi corretti, tendenzialmente ampi, agevolando quindi il suono al raggiungimento di una maggiore rotondità e di una eccellente resa dei dettagli, che il maestro Gatti è andato a cercare con un magistrale lavoro di cesello e di studio. I momenti d’insieme sono sempre stati ricchi di sonorità opulente (soprattutto emesse dagli ottoni) e di raffinatezze formali.
Nel successivo Im Tempo eines gemächlichen Ländlers, Gatti ha usato dinamiche movimentate e ha giocato sulla pesantezza degli archetti per conferire scherzosità e dinamicità oltre che robustezza al movimento. Nel frattempo i fiati hanno dipinto figure quasi di duetto con gli archi conferendo giocosità sempre maggiore. Tromboni e timpani, sono andati poi ad aggiungere ritmo e pesantezza. Nella parte centrale, Gatti si è concentrato su violini e fiati per rendere il movimento molto cantabile. Durante la finta ripresa dell’inizio, il direttore milanese si è concesso qualche indugio sul tempo per enucleare meglio le parti solistiche della prima viola e primo violino (entrambi eccellenti). Quando il movimento ha ripreso più vigore nel suono, il maestro Gatti ha aumentato sapientemente anche la velocità. Il tutto è terminato in una ricomposizione del tempo scelto in partenza, per consentire meglio ai legni di scherzare tra loro e all’ottavino di chiudere il movimento.
Il Rondo-Burleske (Allegro assai. Sehr trotzig) è voluto da Mahler stesso come un grande puzzle di singole parti che si ripetono, si richiamano, duettano, procedono con melodie diverse ma che si incastrano alla perfezione con altre melodie suonate da altri stumenti. In questo caos orchestrale, sta solo al direttore mettere insieme le varie parti con grande tecnica e uso di un tempo rigorosissimo, quasi metronomico, esattamente come ha fatto il maestro Gatti, che comunque non ha rinunciato all’inserzione di qualche passaggio più intimista nella parte centrale del movimento, decisamente molto più tranquilla. L’accelerando finale però ha reso gli accordi conclusivi travolgenti e rigorosissimi.
L’Adagio (Sehr langsam und noch zurückhaltend), è stato senza alcun dubbio il momento di maggiore tensione orchestrale di tutto il concerto. Gli archi hanno conferito un’emotività e un senso di tormento compatto e intimo. La scelta di un tempo lento ha aiutato ancora di più al raggiungimento del momento di maggiore tensione del movimento da cui poi è scaturita una lenta discesa di velocità e suono. Nelle ultime battute il maestro Gatti è riuscito alla perfezione a rendere quello che, quasi all’unanimità, viene interpretato da tutti come l’addio di Mahler dal mondo terreno. I violini leggeri e costanti sono riusciti ad evocare una sorta di soffio vitale, contaminato solo da qualche accento dei violoncelli, che procede silenzioso fino a spegnersi in un lugubre ma sereno silenzio.
L’Orchestra del Teatro alla Scala ha suonato in modo generalmente eccellente. Gli archi dispongono di un suono rotondo e tagliente, così come i corni (a cui rivolgo un apprezzamento particolare). Le trombe e i tromboni hanno mantenuto per tutto il concerto un suono intonato ma poco rotondo, qualità che forse in una partitura come questa è necessaria. Gli interventi dei fiati sono stati particolarmente piacevoli e vivaci. Ottime sono state anche le sezioni delle percussioni. Un’altra menzione particolare è necessario farla per il primo violino dell’orchestra milanese, Laura Marzadori, che con un suono curato e vibrante ha eseguito con enorme abilità le parti solistiche del secondo, del terzo e del quarto movimento.
In definitiva, l’interpretazione è stata magistrale perchè non solo ha reso alla perfezione le volontà del compositore, ma è stata anche molto personale facendo emergere le sonorità più recondite della partitura. Inutile concludere aggiungendo che il concerto ha ottenuto un enorme (e meritatissimo) successo.