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Lorenzo Giovati

Mahler Sinfonia 6 • Rattle

Salisburgo, Großes Festspielhaus. 31 Agosto 2024.

 

Dopo il recital spumeggiante di Juan Diego Flórez, a distanza di poche ore, sempre alla Großes Festspielhaus, è andato in scena il "gran finale" del Festival di Salisburgo 2024, come sempre affidato ad un'orchestra ospite che, essendo in tournee, coglie l'occasione per esibirsi a Salisburgo. Dopo diversi anni di chiusure "americane" affidate prima a Pittsburgh e poi a Boston, quest'anno la chiusura è stata affidata a Monaco, alla splendida Symphonieorchester des Bayerischen Rundfunks, guidata dal loro neodirettore musicale Sir Simon Rattle.


Il programma prevedeva "solo" la sesta difficilissima sinfonia di Gustav Mahler, detta "Tragica". Sin dalle prime note staccate e furiose degli archi scuri, che fungono da incipit al primo movimento, l'orchestra di Monaco ha rivelato un'immensa sintonia con il direttore britannico, che ha dimostrato grande classe direttoriale e una profondità interpretativa maturata in molti anni di esperienza, dagli esordi con l'orchestra di Birmingham (di ormai quasi vent'anni or sono), fino ai Berliner Philharmoniker. In questo primo straziante movimento la Symphonieorchester des Bayerischen Rundfunks ha dimostrato di possedere una capacità unica nella variazione del suono, che è apparso a tratti pungente, a tratti pastoso. Quando infatti i violini hanno aperto alla loro melodia, guidati dal maestro Rattle, che ha saputo valorizzarli con le giuste dinamiche e con i giusti tempi, il suono ha assunto un volume e una rotondità che non ha pari attualmente nelle orchestre mondiali. Il maestro Rattle è riuscito a trovare nella melodia un costante filo di speranza, modulato con grande lirismo, soprattutto da parte degli archi. Il movimento è stato strutturato con grande precisione ritmica, quasi come una marcia, che però a tratti ha subito qualche variazione, come nelle parti più melodiche (rese con tempi più comodi). Il finale, affrontato con grande velocità, ha permesso all'orchestra di sfoggiare tutta la sua potenza, con un esito travolgente.


L'unica (minimale) "pecca" del concerto, se proprio se ne vuole trovare una, è stata la scelta di anteporre l'Andante moderato allo Scherzo. La versione originale della sinfonia (che doveva essere Scherzo-Andante) venne infatti modificata da Mahler stesso durante le prove generali della prima rappresentazione, invertendo la posizione dello scherzo con quella dell'andante. Questa posizione è stata anche contestata da diversi filologi, i quali sostennero che la moglie di Mahler ebbe a comunicare al direttore d'orchestra della prima rappresentazione che la versione da adottare definitivamente sarebbe dovuta essere Scherzo-Andante, come in origine. Tuttavia, date le incertezze, la questione rimane dibattuta e oggi sta al direttore d'orchestra decidere l'ordine che meglio ritiene adatto. La versione Scherzo-Andante è però preferibile perché consente, sia allo Scherzo di sembrare una prosecuzione del primo movimento (infatti la cellula ritmica che apre i due movimenti è pressoché identica), sia all'Andante di introdurre  (con le sue magnifiche melodie e con il suo finale in pianissimo) l'ascoltatore al  quarto tormentatissimo movimento. Il maestro Rattle ha deciso di affrontare l'Andante moderato con un approccio interpretativo distintivo, caratterizzato da un tempo più scorrevole rispetto a quello scelto, per esempio, da Leonard Bernstein (o da Teodor Currentzis), che prediligeva un'esecuzione più lenta e carica di sofferenza emotiva. Questa scelta di Rattle ha conferito all'Andante un carattere più fluido e meno gravoso, mantenendo comunque una profonda espressività. La sua abilità nel gestire il suono orchestrale è stata straordinaria: ha dimostrato una notevole padronanza nel controllo dinamico, ottenendo dall'orchestra sfumature sonore estremamente delicate. In alcuni passaggi, i pianissimi erano così raffinati e lievi da risultare quasi impercettibili ed hanno creato un'atmosfera di intensa introspezione. Questo livello di precisione e di sensibilità ha evidenziato la capacità di Rattle di mettere in risalto ogni dettaglio della partitura, offrendone una lettura personale e profondamente meditata.


E' seguito poi il truce Scherzo, reso con enorme precisione ritmica e sonorità a volte distorte proprio per accrescerne maggiormente l'apparente rozzezza. Gli staccati nervosissimi degli archi e dei timpani, insieme al suono quasi ovattato dei corni, sgraziato degli ottoni e dello xilofono, hanno conferito un clima quasi spettrale al movimento.


Infine, l'atteso momento del Finale, Allegro moderato, è arrivato, portando con sé una carica emotiva e sonora che ha lasciato il pubblico senza fiato. Sebbene l'indicazione "moderato" possa sembrare rassicurante, è soltanto una facciata dietro cui Mahler ha nascosto una scrittura orchestrale di straordinaria complessità e di rara potenza espressiva. L'inizio è stato reso con sonorità inquietanti, squarciate da accenni di marcia, affidate ai timpani e agli ottoni. Rattle ha saputo sfruttare questi contrasti con un'abilità straordinaria, tessendo un racconto musicale in cui momenti di apparente quiete si sono dissolti rapidamente in esplosioni di grande intensità sonora. Ogni passaggio è stato attentamente calibrato, ogni ripresa è stata perfettamente controllata, dando vita ad una narrazione musicale che si è mossa con un flusso inarrestabile, quasi inesorabile. La tensione accumulata durante i momenti di calma è stata liberata in ondate di suono che sono sembrate travolgere l'ascoltatore. I colpi di martello, elemento distintivo di questa sinfonia, sono stati resi con una precisione chirurgica; ogni impatto è risuonato con una chiarezza e con un’intensità tali da far vibrare l’intera sala. È come se Mahler, attraverso la sua musica, soffrisse di incubi sonori che si sono susseguiti in un crescendo di tormento. Queste visioni musicali si sono sviluppate e si sono intensificate progressivamente, come immagini disturbanti che si sono rincorse senza sosta, accumulando tensione e angoscia che hanno trovato solo pochi illusori momenti di quiete prima del ritorno nel vortice dell'angoscia. A un certo punto è sembrato che questo tormento trovasse una sorta di pace, un’apparente calma che lasciava sperare in una risoluzione. Tuttavia, Mahler ha costruito questa sensazione di tregua per poi infrangerla bruscamente con l'arrivo del finale: un accordo fortissimo di La minore che ha squarciato l’apparente serenità come un fulmine a ciel sereno. Questo accordo finale non lascia spazio a nessun’altra conclusione, se non il silenzio, con i pizzicati finali degli archi.


Simon Rattle, da parte sua, non ha semplicemente diretto l’orchestra; ha scolpito il suono con una maestria che ha trasformato la musica in un’esperienza quasi viscerale. I momenti di quiete, punteggiati da squarci di luce, e le esplosioni orchestrali, dominate da ottoni e percussioni, hanno creato un quadro sonoro di rara complessità e bellezza. Ogni dettaglio è stato curato al massimo, ogni frase musicale è stata intrisa di significato.


La Symphonieorchester des Bayerischen Rundfunks è un'entità musicale di rara eccellenza, dotata di un suono straordinariamente ricco e denso che la distingue nettamente nel panorama mondiale delle orchestre sinfoniche. Ogni sezione dell’orchestra, dagli archi agli ottoni, contribuisce a creare un tessuto sonoro che avvolge l’ascoltatore, offrendo una profondità e una complessità timbrica che pochi ensemble possono eguagliare. Questo suono possiede una qualità che non è solo voluminosa, ma anche calda e avvolgente, capace di comunicare, sia la più sottile delle emozioni, che la più esplosiva delle energie.


In definitiva, la performance di questa sinfonia "Tragica" è stata un capolavoro di equilibrio tra precisione tecnica ed espressività emotiva, dimostrando non solo la profondità della partitura di Mahler, ma anche l’abilità senza pari di Rattle nel portare alla luce ogni sfumatura, ogni ombra e ogni luce nascosta tra le righe. Il risultato è stato un'esecuzione che ha catturato la complessità della partitura, lasciando il pubblico immerso in un silenzio contemplativo dopo l'ultima nota.


Gli applausi, però, non hanno tardato ad arrivare calorosi per orchestra e direttore. La fine di questo meraviglioso Festival, che ogni anno regala emozioni uniche a chi ha l’occasione di prendere parte anche solo ad uno spettacolo, è stata quindi tutt'altro che tragica.

 


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