Salisburgo, Großes Festspielhaus. 26 Agosto 2023
Dopo un lungo viaggio durato più di 6 ore sull'autostrada del Brennero, mi sono scapicollato a teatro per assistere all'opera "Les Troyens" di Hector Berlioz. Le mie aspettative si erano drasticamente ridimensionate alla notizia che Dinis Sousa (direttore a me sconosciuto) avrebbe sostituito Sir John Eliot Gardiner a causa di uno schiaffo che il direttore inglese, stando alle cronache, aveva sferrato al basso William Thomas durante la prima dell'opera al Festival Berlioz.
Giunto a teatro sono però rimasto estasiato dall'imponenza sonora e dalla precisione dei complessi orchestrali e corali. La preparazione orchestrale e vocale, probabilmente era ancora quella improntata dal maestro Gardiner. Ciononostante Dinis Sousa ha comunque il merito di aver diretto in modo ineccepibile tutta l'opera con un gesto preciso ed elegante.
La vera protagonista della prima parte è stata senza dubbio Cassandre (Cassandra), interpretata da Alice Coote la quale ha dimostrato un'ottima presenza scenica e una notevole potenza vocale, forse persino eccessiva. E' comunque stata molto brava.
Michael Spyres è senza dubbio un cantante dal talento innegabile. Il ruolo di Énée (Enea) lo porta a casa molto bene, nonostante qualche incertezza sulle note alte del primo quadro dell'atto V.
Paula Murrihy è un'ottima Didon (Didone), vocalmente precisa e sensuale.
In generale tutti gli altri interpreti sono stati molto soddisfacenti, sia nel canto, sia nell'interpretazione e hanno convinto oltre a me, anche il resto del pubblico (a giudicare dagli applausi).
L'ultima nota di merito va data all'idea della forma semi-concertata che permette allo spettatore di seguire un'opera, tutt'altro che semplice, agevolandone la comprensione con i giusti punti di riferimento scenici. Ciò ha reso lo spettacolo, già bello da sentire, anche bello da vedere.
A mio parere, uno degli spettacoli più belli del Festival di Salisburgo. L'unico difetto? Una sola recita. Sarei tornato volentieri a risentirlo.