Venezia, Teatro La Fenice. 26 Novembre 2023
I Racconti di Hoffmann sono un'opera tanto bella, quanto rara da sentire, che il teatro La Fenice di Venezia ha proposto come opera di apertura per la stagione lirica 2023/2024, mettendo in scena una realizzazione molto felice, sia dal punto di vista registico, sia dal punto di vista musicale.
Nel ruolo del titolo Ivan Ayon Rivas, trentenne tenore peruviano, che si era già esibito in quest'opera a Sidney, ha sfoggiato una voce chiara e squillante e un fraseggio elegante, dando corpo a un Hoffmann complessivamente credibile. Si è fatto apprezzare per l'ottima interpretazione e per una buona tecnica vocale, anche se nella parte terminale dell'opera non è riuscito completamente a nascondere la fatica impostagli dal ruolo.
Alex Esposito, impegnato nei poliedrici panni di Lindorf, Coppélius, Le docteur Miracle e Dappertutto, ha avuto modo di mostrare tutta la sua istrionica personalità artistica, supportata da una vocalità ineccepibile. La maestria del suo fraseggio, unita alle sue doti di attore, gli ha consentito di rendere tutte le sfaccettature dei differenti personaggi interpretati e di essere ora demoniaco, ora ironico. Indubbiamente un'interpretazione di altissimo livello.
Molto buoni sono stati anche i ruoli femminili. Paola Gardina, nei panni de La Muse, è stata versatile nel canto, affrontando con appropriatezza le difficoltà vocali del personaggio e misuratamente spiritosa in scena.
La soprano Rocío Pérez, nel ruolo dell'automa Olympia, il primo dei tre amori di Hoffmann, ha sfoggiato abilissime doti tecniche e un'intonazione pressochè perfetta, soprattutto nella famosissima aria Les oiseaux dans la charmilleI, nota a tutti per il suo registro acutissimo e i suoi svariati abbellimenti, trilli e vocalizzi.
Carmela Remigio, Antonia nell'opera, il secondo amore di Hoffmann, ha offerto al personaggio una voce limpida e controllata e un'interpretazione pienamente convincente calandosi completamente nella parte.
Forse è stata un poco più opaca la Giulietta, di Véronique Gens, la quale se pur corretta vocalmente, non mi ha entusiasmato per trasporto emotivo.
Nel ruolo di Nicklausse, Giuseppina Bridelli, ha sostenuto il personaggio con una bella voce ambrata molto ben dosata. Di rara bellezza la famosissima barcarola del terzo atto.
Simpatico e bravo, sia vocalmente, sia interpretativamente, Didier Pieri che ha interpretato Andrés, Cochenille, Frantz e Pitichinaccio.
Ottimo anche l'intervento di Yoann Dubruque nel doppio ruolo di Hermann e Schlémil (padre di Antonia).
Adeguati al resto del cast sono stati gli altri inteventi di Federica Giansanti (La Voix), Christian Collia (Nathanaël), François Piolino (Spalanzani) e Francesco Milanese (Luther, Crespel)
Mi ha infine positivamente sorpreso la direzione del maestro Frédéric Chaslin, la cui presenza avevo accolto con una certa delusione attendendomi sul podio il maestro Antonello Manacorda, che inizialmente era stato annunciato. Il maestro Chaslin si è però confermato un assoluto specialista di questo titolo. La sua direzione, sebbene in alcuni tratti forse troppo intensa nella sonorità, mi è parsa comunque molto sicura e molto teatrale.
Una nota di merito va anche alle masse, sia corali, sia orchestrali che hanno eseguito molto bene l'opera.
Ultima, ma non per importanza, la regia di Damiano Michieletto che mi è parsa geniale e in perfetta sintonia, sia con lo svolgimento dell'azione scenica, sia con l'evoluzione del discorso musicale, di cui ha rimarcato ogni tratto saliente. Un eccellente esempio di invenzione registica attuata nel pieno rispetto della musica e del suo autore, come si vorrebbe vedere più spesso e come invece troppo frequentemente non si riscontra nelle scelte registiche di molti teatri.
L'accoglienza molto positiva riservata a questo spettacolo anche dalla critica mi è parsa quindi totalmente giustificata.
La prima rappresentazione di questo spettacolo è andata in onda su Rai Radio 3 ed è ascoltabile cliccando sul tasto sottostante.