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Lorenzo Giovati

La Rondine • Chailly

Milano, Teatro alla Scala. 7 Aprile 2024.

 

Domenica pomeriggio, in un'atmosfera molto primaverile (tra la Milano Marathon e i 25 gradi di temperatura), al Teatro alla Scala di Milano ha “nidificato” una meravigliosa Rondine, opera di Puccini.  Questo titolo mancava al Piermarini dal 1994, quando Gianandrea Gavazzeni lo ripropose, anche in quel caso dopo 58 anni dall'ultima precedente rappresentazione di Victor de Sabata. L'inaugurazione delle celebrazioni per il centenario dalla morte di Giacomo Puccini si è quindi rivelata l'occasione giusta per allestire una nuova produzione di quest'opera. Il ritrovamento del manoscritto autografo ha anche permesso di presentare al pubblico una versione critica molto aderente alle reali intenzioni del compositore.


Victor de Sabata definì La Rondine come "La più elegante, la più raffinata opera di Puccini"; Puccini invece ne scrisse come di "Un'opera leggiadra e sentimentale, con qualcosa della commedia, ma è piacevole, limpida, facile a cantare, con motivi di valzer e arie briose e seducenti". La direzione del maestro Riccardo Chailly ha pienamente interpretato questi due giudizi. Dai primi accordi energici ai romantici duetti (Prunier-Lisette e Ruggero-Magda) la sua direzione è sempre stata di spiccata classe e di notevole eleganza. I magnifici tempi rubati, disposti con grande intelligenza e sensibilità, hanno dato alla sua interpretazione un tocco in più tra il romantico e il malinconico, un misto tra una direzione in stile "viennese" e una in stile "parigino". Di solito le direzioni operistiche di Chailly non sono mai al centro dell'opera, ma in questo caso tutto il comparto vocale è orbitato attorno al magistrale lavoro del maestro milanese, che è stato il vero cuore pulsante dello spettacolo. Il culmine è stato raggiunto nella scena d'assieme del secondo atto, che è stata ricchissima di emozioni e di suoni e che è stata un trionfo.


L'orchestra, per parte sua, è stata sempre vellutata nei momenti più sentimentali, ma allo stesso tempo molto corposa in alcuni frangenti. Nel finale dell'opera la musica di sottofondo è andata via via spegnendosi in concomitanza con le luci sul palco e l'orchestra è stata delicatissima.


Nel ruolo della "Rondine", ovvero di Magda, si è esibita la bravissima Mariangela Sicilia, che è riuscita a destreggiarsi con rimarchevole professionalità nel registro molto ampio di questa partitura. L'aria di Doretta, nel primo atto, è stata eseguita con una dolcezza e una morbidezza commoventi (non mi vergogno a dire che io stesso mi sono commosso). La soprano è stata altrettanto brava, non solo nel raggiungere le note più estreme (eseguite alla perfezione), ma soprattutto nell'alleggerire la voce quando necessario, senza sforzare per raggiungere l'acuto. Ciò ha conferito ad alcuni passaggi un’estrema delicatezza. Dal punto di vista dell'interpretazione è stata eccellente nel sottolineare l'evoluzione del personaggio dai momenti romantici, ai momenti più ironici, dai momenti più seri a quelli più disperati. Nel terzo atto è emersa perfettamente l'inquietudine di Magda nella consapevolezza che l'amore tanto agognato non sarebbe mai arrivato a compimento.


Matteo Lippi è stato un buon Ruggero, dalla dizione ben scandita e dal timbro molto chiaro. È mancata un poco la componente seducente della voce nel secondo atto. L'interpretazione però, nel complesso, ha convinto, soprattutto nel terzo atto, eseguito con la dovuta consapevolezza e con le giuste emozioni.


Lisette, interpretata da Rosalia Cid, è un personaggio energico e autonomo. Prunier la definisce come "un mulinello" e Magda come "una brava ragazza, un po' invadente ma divertente". La soprano spagnola ha delineato il personaggio esattamente come descritto nel libretto. Scenicamente è stata onnipresente e vocalmente è stata molto agile, anche nel registro acuto.


Giovanni Sala, nei panni di velluto rosso del poeta Prunier, è apparso molto nella parte. Vocalmente è stato ben presente nel registro centrale, mentre è stato un poco evanescente in quello basso. Interpretativamente è stato forse eccessivamente frivolo (ma per colpa della regia), ma nel complesso è stato molto professionale, simpatico e molto piacevole. Si è destreggiato molto bene nell'aria di Doretta, forse una delle pagine più belle della partitura.


Pietro Spagnoli ha interpretato con bravura il personaggio di Rambaldo. La presenza scenica è sempre stata appropriata ed elegante, così come lo sono state la voce e l'interpretazione.


Ottimo è stato infine anche l'ampio comparto dei comprimari, formato da: William Allione (Périchaud), Pierluigi D’Aloia (Gobin), Wonjun Jo (Crébillon), Aleksandrina Mihaylova (Yvette), Martina Russomanno (Bianca), Andrea Niño (Suzy), Renis Hyka (Adolfo), Cristina Injeong Hwang (Georgette), Serena Pasquini (Gabriella), Silvia Spruzzola (Lolette), Luca Di Gioia (un giovine), Giordano Rossini (Rabonnier), Andrea Semeraro (uno studente), Giuseppe Capoferri (un maggiordomo),  Michele Mauro (voce di tenore fuori scena), Sara Park, Alessandra Fratelli e Vittoria Vimercati (tre ragazze).


Il coro del Teatro alla Scala è stato superlativo come al solito.


La regia di Irina Brook è risultata appropriata, ma nulla di più. Sono mancati un poco gli elementi del salotto di Magda, ricreato in una sorta di teatro, che è stato poi sviluppato meglio nel secondo atto tra luci e costumi vistosi. Alcuni elementi sono apparsi un poco dubbi, come una breve proiezione di un piccolo balletto o il pontile del terzo atto. Nel complesso però la regia non ha recato disturbo alla musica e non ha neppure ostacolato la comprensione della trama. La scelta di rimuovere i riferimenti sul tempo della narrazione e sull'ambientazione non si è rivelata disturbante, poiché erano comunque presenti tutti gli elementi essenziali per seguire bene la storia. Quindi, una regia piacevole.


In conclusione, uno spettacolo meraviglioso che ha ottenuto consensi meritatamente entusiastici.

 


 

La prima recita del 4 aprile è stata trasmessa da Rai Radio 3.



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