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Gala Verdiano • Lanzillotta

  • Lorenzo Giovati
  • 14 ott 2024
  • Tempo di lettura: 5 min

Parma, Teatro Regio. 10 Ottobre 2024.

 

Il giorno 10 ottobre, una data simbolo per Parma e per tutti gli amanti della musica, cade il compleanno di Giuseppe Verdi, uno dei più grandi operisti della storia. In occasione di questa ricorrenza, il Festival Verdi 2024 ha proposto, come l'anno scorso e  come vari anni prima, un Gala Verdiano nel tempio parmigiano della lirica, il Teatro Regio di Parma, dove il genio del Maestro risuona con rinnovata vitalità. Un appuntamento atteso, che ogni anno rende omaggio al compositore de Le Roncole, coinvolgendo il pubblico in una festosa serata all'insegna della grande musica.


La novità di quest’anno, molto felice, è stata quella di eseguire, non una serie di arie, come avviene nei normali recital, bensì tre scene intere, precedute da un'ouverture. Sul podio della Filarmonica Arturo Toscanini è salito il maestro Francesco Lanzillotta, ottimo direttore ed apprezzato interprete del repertorio operistico verdiano. L'ouverture che ha aperto la serata, quella de I Vespri Siciliani, ne ha confermato le doti, brillando per accuratezza e per vigore.


Subito dopo il programma ha proposto il terzo atto di Ernani. Nei panni di Carlo si è celato il baritono Vladimir Stoyanov, già impegnato nel Festival come Rolando ne La Battaglia di Legnano. La sua bella voce ambrata si è adattata bene al  personaggio, rendendone in modo adeguato la regalità, ma anche l’intima malinconia. L'interpretazione è stata quindi sempre accurata, specialmente nell'aria "Oh! Dè verd’anni miei!", eseguita con carisma.


Al suo fianco, nei panni di Elvira, vi è stata il giovane soprano Alessia Panza, già apparsa di recente sul palco del Teatro Regio in sostituzione di Marina Rebeka nella prova under 30 de La Battaglia di Legnano. Il soprano bresciano ha un indubbio talento, con cui gestisce assai bene una voce morbida ed estesa. La sua interpretazione è stata altrettanto pregevole.


Il ruolo tenorile della serata è stato invece affidato a Luciano Ganci, interprete verdiano ad ampio spettro, la cui capacità di dar corpo a personaggi tra loro assai differenti, lo colloca oggi tra i primi tenori al mondo in questo repertorio. Lo ha ben dimostrato, non solo in questa occasione, ma nell'arco di una carriera di indubbio livello. In questa particolare occasione, ha costruito molto bene il personaggio di Ernani, sfruttando la potenza della sua voce,  la sicurezza della sua intonazione e lo squillo dei suoi acuti.


Non da meno è stata infine la prestazione del basso Giorgi Manoshvili nei panni di Silva. Il basso georgiano, già impegnato nel ruolo di Attila nell’ambito del Festival, ha sfoggiato un timbro scuro e corposo, che ha sfruttato sapientemente anche per l'espressività del suo canto.


Pregevoli sono stati gli interventi di Cristiano Olivieri (Don Riccardo) e Eugenio Maria Degiacomi (Jago).


Il maestro Lanzillotta ha mantenuto un'orchestra sempre controllata, ma non per questo piatta. Ottima è risultata anche la scelta dei tempi, variata e appropriata.


Senza soluzione di continuità si è passati all'esecuzione della grande scena conclusiva del primo atto del Simon Boccanegra.


Un vero e proprio trionfo si può definire l'esibizione del baritono parmigiano Luca Salsi nei panni del Doge. La sua interpretazione, puntata molto sulla baldanza del mezzo vocale e su un ormai consumato mestiere, è risultata estremamente solida. La sua voce, che è apparsa soltanto un poco affaticata (sicuramente anche perché il Gala lo ha costretto ad esibirsi in un concitato periodo di prove e recite a Berlino), è comunque risultata intonata e ben modulata. L'accoglienza e la reazione del pubblico è stata, come si poteva prevedere, meritatamente calorosa.


Al suo fianco, come Amelia, vi era ancora una volta il soprano Alessia Panza, che in questo repertorio ha avuto una ancora maggiore possibilità di sfoggiare l'estrema potenza del suo mezzo, che non perde mai di controllo e di intonazione.


Sempre ottima è poi stata la prestazione di Luciano Ganci, nei panni di Gabriele Adorno, dove la morbidezza e l'agilità del canto sono state notevoli e molto adatte al ruolo.


Degna di nota, anche questa volta, è stata anche la prestazione del basso Giorgi Manoshvili nei panni di Fiesco, anche se questo atto non gli ha permesso di valorizzare appieno il suo nobile e potente mezzo vocale.


Pregevoli e pertinenti sono stati anche gli interventi di Rocco Cavalluzzi (Pietro) ed Eugenio Maria Degiacomi (Paolo Albiani).


Nuovamente sempre senza soluzione di continuità, in una sorta di atto unico, che forse ha un poco penalizzato la festosità e la ritualità della serata, è stata eseguita la magnifica scena dell'Autodafé dal Don Carlo.


In essa ha primeggiato il Filippo II austero e nobile di Giorgi Manoshvili, la cui voce potente e controllatissima ha saputo trasmettere tutta l'intensità emotiva, intima, ma al tempo stesso regale, del personaggio. Manoshvili ha dato prova di un canto disteso e tecnicamente impeccabile, dominando le dinamiche e i colori della sua interpretazione, senza mai cadere in eccessi, ma mantenendo costantemente una tensione drammatica che ha catturato il pubblico.


Ad un pari livello si è posto anche il Carlo di Luciano Ganci, eccellente nell'intonazione e padrone della tecnica vocale, soprattutto nell'acuto passato alla storia come uno dei più temuti, tanto da mettere in difficoltà persino il grande Pavarotti. Ganci ha affrontato questo passaggio con sicurezza e baldanza, sfoggiando una voce limpida e uno squillo brillante, sapendo mantenere intensità espressiva anche nei momenti più difficili.


Eccellente, anche se non protagonista di questa scena, si è riconfermata l'Elisabetta di Alessia Panza che ha mostrato ricercatezza nel fraseggio, ben rendendo la nobiltà del personaggio.


Lodevolissima la prestazione di Lodovico Filippo Ravizza nei panni di un Rodrigo disegnato perfettamente, ad onta delle poche battute, che comunque non ha lasciato scadere nella banalità.


Pregevoli gli interventi di Anzor Pilia (Araldo reale) e Fan Zhou (Una voce dal cielo).


La Filarmonica Arturo Toscanini ha ben suonato, sotto la guida sicura del maestro Lanzillotta.


Il Coro del Teatro Regio di Parma, preparato dal maestro Martino Faggiani, è stato sempre eccellente per potenza e coesione in tutte e tre le scene, ma soprattutto in Ernani e Simon Boccanegra.


Il concerto è stato quindi pregevole artisticamente, anche se, come si è accennato, ha lasciato trasparire quale caduta in accuratezza, che ha un poco offuscato la festosità di una serata di compleanno. E così, al “tutto di un fiato”, che ha caratterizzato le esecuzioni, trasmettendo una sensazione di fretta, hanno poi fatto da corollario, nella stessa direzione, la mancata concessione di un bis, pur richiesto dal pubblico, che si attendeva, forse non a torto, quantomeno l’esecuzione di un “Va’ pensiero”, come "Happy Birthday" al Maestro,  e la mancanza nella sala di qualsiasi richiamo alla ricorrenza festosa (sarebbe bastata l’immagine dal Maestro sul palco oppure un fondale che non fosse grigio). Ed il Maestro Verdi, per quello che ha dato e che continua a dare, ben lo merita.


Un compleanno, quindi, decisamente sobrio, ma artisticamente di qualità.

 


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