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Falstaff: Tutti Gabbati!

  • Lorenzo Giovati
  • 31 ago 2023
  • Tempo di lettura: 2 min

Aggiornamento: 13 set 2023

Salisburgo, Großes Festspielhaus. 30 Agosto 2023

 

Il titolo di questo articolo merita delle spiegazioni. In che senso "Tutti gabbati"? Arriviamoci per gradi.


I critici hanno scritto che è stato probabilmente lo spettacolo più brutto del Festival. Per la mia esperienza condivido.


Sono fermamente contrario alle recensioni che dedicano ampio spazio alla regia e un minimo e conclusivo spazio alla parte musicale che invece, a mio avviso, rappresenta la componente più importante di un'opera. In questo caso è però necessario commentare prima la regia, in quanto condiziona sensibilmente l'esecuzione musicale.


La regia di Marthaler è uno scempio. Parte, tutto sommato benino, con un'idea che può funzionare, ma non per molto. Infatti già alla fine della prima scena del primo atto, inizia il caos. Questa "idea" di tre ambienti che si muovono all'unisono distrae moltissimo. Vogliamo parlare del film che mi è parso un cartone di Topolino stile anni 30 che veniva proiettato in una parte di palco durante l'opera? Oppure preferiamo parlare di questo pseudo stuntman che si rotolava nel cesto del bucato nel secondo atto? Soprassediamo.


Regia non bocciata, di più.


La parte musicale, che già di per sé non era perfetta, perdeva, nel caos registico, anche quei valori artistici che, in un diverso contesto scenico, si sarebbero meglio apprezzati. Mi riferisco per esempio a Gerald Finley, che è senza dubbio un professionista eccellente, dotato di una gran bella voce, molto ben usata, ma che si è trovato a interpretare una controfigura di Falstaff totalmente evanescente. Non colpisce il Ford di Simon Keenlyside che ho trovato poco limpido vocalmente.

Tra le artiste femminili del cast si è segnalata positivamente, nonostante anche in questo caso la penalizzazione scenica, la Nannetta Giulia Semenzato.

Elena Stikhina ha una bella voce ma non ha familiarità con il ruolo di Alice.

Le altre voci non mi sono rimaste impresse.


Nemmeno ha spiccato la direzione di Ingo Metzmacher, il quale ha offerto una direzione improntata su tempi rapidi, ma non si rado poco approfondita e orientata a cercare effetti sonori, non sempre composti, al limite del chiassoso. E ciò, nonostante disponesse dei Wiener Philharmoniker che, come al solito hanno suonato bene.


Che dire, dunque? Tutti gabbati! Gabbato il Dottor Cajus, che sposa erroneamente Bardolfo; e gabbato il pubblico che, non per la prima volta, si è trovato a pagare un biglietto a caro prezzo, non per assistere al "Falstaff" di Giuseppe Verdi, ma per assistere all'idea del regista Marthaler liberamente tratta dal "Falstaff" di Verdi (gabbato anche lui) usato come sottofondo musicale.

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