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Lorenzo Giovati

Don Carlo alla Scala

Milano, Teatro alla Scala. 10 Dicembre 2023

 

Domenica pomeriggio mi sono recato a Milano per assistere alla seconda rappresentazione del Don Carlo, titolo che qualche giorno prima aveva inaugurato la stagione lirica 2023/2024. Dopo aver assistito alla diretta televisiva di Rai 1, le aspettative erano alte e sono state appagate appieno.


Nei panni dell'infante di Spagna, il tenore Francesco Meli, con la sua voce molto chiara, ha delineato piuttosto bene il ruolo di Don Carlo dal punto di vista interpretativo, sfoggiando un fraseggio molto accurato. Dal punto di vista strettamente vocale, Meli ha non di rado palesato un certo sforzo nell'accedere al registro acuto, e non solo nel famosissimo acuto "Sarò tuo salvator, popol fiammingo, io sol!". La voce mi è parsa a tratti un poco oscillante. Complessivamente Meli rimane comunque un interprete raffinato e un professionista estremamente impegnato. Ottimo è stato il duetto con Elisabetta nel primo atto.


Luca Salsi, che ha interpretato il marchese di Posa, ha dato prova di un canto disteso e di un mezzo vocale sontuoso, gestendo con capacità la sua naturale tendenza verso toni alcune volte eccessivamente muscolari. Nonostante il personaggio di Rodrigo non sia forse quello che maggiormente gli si addice nella drammaturgia verdiana, la sua interpretazione è stata estremamente convincente sebbene forse priva di alcune sottili sfumature interpretative tra il Rodrigo "intimo del Re" e il Rodrigo amico di Carlo. Buona la scena della morte.


Ancora una volta, almeno per me, ho avuto la straordinaria opportunità di risentire l'interpretazione che il basso Michele Pertusi offre del ruolo di Filippo II. Non posso fare altro che confermare quello che avevo constatato nel Don Carlo di novembre a Piacenza (la cui recensione è disponibile cliccando qui), ovvero che il maestro Pertusi ormai conosce il personaggio, non solo dal punto di vista musicale, ma soprattutto dal punto di vista psicologico e che la sua interpretazione è probabilmente una delle migliori che oggi si possono ascoltare. Tra l'altro le due esecuzioni che ho ascoltato (quella di Piacenza e questa), non mi sono parse simili tra loro. Ciò mi ha dimostrato che l'interpretazione non è qualcosa di standard da riproporre uguale ogni volta, ma è materia vocale viva in costante approfondimento e perfezionamento. Così ha fatto il grande Michele Pertusi.


Il basso Jongmin Park, nel ruolo del Grande Inquisitore, non mi pare che abbia brillato per intonazione nel registro più grave. Tuttavia un buon timbro scuro e una buona presenza scenica hanno reso i suoi interventi adeguati al livello dello spettacolo.


La componente femminile del cast è stata a dir poco incredibile.

Prima tra tutte Elīna Garanča che ha interpetato meravigliosamente il ruolo della Principessa d'Eboli, a partire da una splendida e fascinosa canzone del velo, cantata con trasparenza e totale padronanza del mezzo vocale e dell'intonazione. Ottima anche la scena con Carlo e Rodrigo del secondo atto. Splendida è stata poi la scena del terzo atto con Elisabetta e la conseguente aria "O don fatale, o don crudel", cantata sempre con molta padronanza.


Anna Netrebko, nei panni di Elisabetta di Valois, è dotata di voce sublime nel registro acuto e di una straordinaria capacità di sfumare e alleggerire la voce. Tuttavia l'emissione nelle note più gravi viene spesso ampliata, risultando non sempre appropriata. Nel complesso però ha meritatamente ottenuto incondizionati consensi da parte del pubblico, soprattutto dopo l'aria "Tu che le vanità" del quarto atto.


Il cast è stato poi completato da Elisa Verzier (Tebaldo), Jinxu Xiahou (Il conte di Lerma e Un araldo reale) e Rosalia Cid (Una voce dal cielo), che sono stati all'altezza della produzione.


Il maestro Riccardo Chailly, come mi era già parso in altre occasioni, ha scelto un taglio direttoriale molto solido, ma mai eccessivamente protagonista dell'azione. La sua profondità di approccio e la sua sobrietà di gesto non hanno però affatto prodotto un risultato deludente. La sua direzione è stata molto bella ed elegante, imperniata su tempi corretti e impreziosita da un suono orchestrale di buona qualità. Unico neo mi è parsa la mancanza di momenti di autentica tensione in alcuni momenti chiave dell'opera, come il boato che attacca dopo la frase di Rodrigo "La pace è nei sepolcri" (Atto I, Scena 6). A mio avviso, non sono state meritate le contestazioni contro la direzione alla prima.


L'orchestra del Teatro alla Scala mi è parsa buona, tranne per qualche piccola precarietà d'intonazione nella sezione dei corni. Il coro del Teatro alla Scala è, come si suol dire, una solida certezza per bravura e qualità di interpretazione.


La regia di Lluís Pasqual, che in televisione non mi aveva convinto, mi è nel complesso piaciuta. Le due pareti curve in alabasro erano, però, nello spostamento piuttosto rumorose. Una regia di alto livello.


Nel complesso, pertanto, uno spettacolo molto bello, che meritava di essere sentito dal vivo.



 

La diretta della prima del 7 Dicembre, mandata in onda su Rai 1, è disponibile cliccando qui:



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