Firenze, Teatro del Maggio Musicale Fiorentino (in diretta su Rai Radio 3). 13 Aprile 2024.
Mentre al Teatro di San Carlo andava in scena una prestigiosa esecuzione de La Gioconda di Amilcare Ponchielli, il Teatro del Maggio Musicale Fiorentino, ha dato il via all’ottantaseiesima edizione del proprio festival con un programma molto interessante. Rai Radio 3 ha trasmesso il concerto di apertura, lasciandolo poi sulla piattaforma Rai Play Sound per il replay e così permettendomi di riascoltarlo perché non ero riuscito ad assistervi in diretta.
Il brano d’apertura di questo concerto, nonché dell’intero Festival, è stata l’Ecce Sacerdos Magnus di Anton Bruckner per doppio coro, tre tromboni e un organo. Sul podio vi era il maestro del coro Lorenzo Fratini.
Il brano, come hanno giustamente sottolineato i presentatori radiofonici, non era mai stato eseguito al Teatro del Maggio, quasi come a voler simboleggiare un nuovo inizio del Maggio medesimo, dopo il difficile anno del commissariamento. L’esecuzione è risultata eccellente. I tre tromboni hanno dato ampio sfoggio di un suono rotondo e potente. Il coro è stato portentoso per il velluto sonoro, per la coesione, ma soprattutto per la straordinaria potenza.
Dopo questo brano, il maestro Daniele Gatti è salito sul podio per dirigere il Salmo 13 per coro e orchestra di Alexander Zemlinsky, compositore austriaco di non facile ascolto, sia per il tipo di musica che ha prodotto, sia per la rarità delle esecuzioni. Coro e orchestra si sono fusi all'unisono in un risultato d'insieme veramente rimarchevole.
Dopo l'intervallo, il maestro Daniele Gatti è rientrato per dirigere la quarta sinfonia di Gustav Mahler, probabilmente la più particolare di quelle composte dal Maestro austriaco, soprattutto se si considerano le due sinfonie che la precedono e la seguono, ovvero la mastodontica terza e la travagliatissima quinta. La direzione necessita quindi di un garbo particolare nella gestione dei suoni, soprattutto da parte degli archi, che il maestro Gatti ha perfettamente messo in pratica.
Nel primo movimento ha spiccato una scelta dei tempi pressoché perfetta ed estremamente dinamica. L'inizio è stato molto rapido, mentre il maestro Gatti si è concesso qualche indugio nella parte del movimento dedicata all'esposizione del tema e al morendo dei violoncelli. Nota di merito va assolutamente al crescendo finale, iniziato lentissimo e terminato in modo travolgente. Molto bene il maestro ha fatto anche nel far emergere con chiarezza, dalla tessitura orchestrale, i fagotti, gli oboi, i clarinetti e i flauti, scandendone il suono insieme agli accordi secchi e ritmati degli archi. I corni, per parte loro, sono stati, sia squillanti sia molto vellutati, soprattutto verso la fine del movimento, segnata da due accordi perentori e precisissimi.
Nel secondo movimento ha spiccato la grande abilità tecnica del primo violino, che è chiamato ad una prova non facile, soprattutto nel riuscire a coordinarsi con gli altri elementi dell'orchestra. Anche in questo caso la scelta è stata libera, ma al tempo stesso accuratissima, come quello lento nella parte centrale del movimento, in cui le sezioni dei fiati, in particolar modo, hanno potuto dar sfoggio di grande abilità tecnica e artistica. La direzione ha presentato anche in questo caso elementi dinamici molto accentuati, quasi scherzosi, contrapposti ad altri più misteriosi, più dilatati o più melodiosi.
Il terzo movimento non è iniziato nel migliore dei modi con qualche imprecisione da parte dei violoncelli, soprattutto nelle battute iniziali. Il discorso musicale, però, è poi notevolmente migliorato, anche se la scelta di un tempo più lento avrebbe sicuramente agevolato la creazione di una maggiore tensione e di un più tangibile senso di malinconia. Nel fortissimo che avvia la conclusione del movimento, momento di maggiore tensione forse di tutta la sinfonia, hanno spiccato meravigliosamente i corni dal suono rotondo e corposo. Nel morendo finale, però, la diretta radiofonica e i microfoni molto ravvicinati agli archi hanno fatto emergere qualche instabilità nel suono.
Nel quarto ed ultimo movimento, tratto dalla raccolta di lieder "Des Knaben Wunderhorn", la componente orchestrale è stata integrata da quella vocale, affidata ad un soprano, in questo caso Sara Blanch (Norina nella scorsa produzione di Don Pasquale). Il movimento, che inizia con il tema del soprano presentato dai clarinetti, appare come un raggio di sole dopo il movimento precedente. La soprano spagnola ha mostrato di possedere una voce che è perfettamente in linea con quelli che sono i canoni esecutivi classici dei Lieder mahleriani, supportata da un fraseggio molto curato. L'orchestra per parte sua è stata ottima, scandendo con precisione tutte le sfumature del movimento fino al diminuendo finale dell'ultima frase musicale.
Nel complesso il maestro Gatti ha riconfermato essere un'interprete mahleriano di spicco, come già era emerso dalle sue registrazioni discografiche prestigiose, come quelle con la Royal Concertgebow di Amsterdam. La sua direzione è sempre di ottimo gusto e di estrema piacevolezza e tende a proporre un Mahler che si colloca rigorosamente a cavallo tra due secoli, con elementi di modernità, ma anche con significativi richiami alla tradizione ottocentesca e alla musica popolare di area germanica. I tempi sono sempre creativamente liberi, ma molto pertinenti, mentre le dinamiche sono sempre ricercate.
L'orchestra del Maggio Musicale Fiorentino, per parte sua, è stata ottima, in particolare nelle sezioni di ottoni e dei fiati, oltre che nelle percussioni. Anche la sezione degli archi è stata ottima.
Nel complesso, l'inaugurazione è stata degna di un grande Festival. Protagonista primo ne è stato il maestro Gatti, il quale ha ricevuto una meritata ovazione al termine dello spettacolo.