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Bruckner Sinfonia 8 • Muti

  • Lorenzo Giovati
  • 18 ago 2024
  • Tempo di lettura: 3 min

Salisburgo, Großes Festspielhaus. 15 Agosto 2024.

 

La programmazione annuale del Festival estivo di Salisburgo, ormai da diverso tempo, riserva al maestro Muti il meritatissimo privilegio di dirigere il concerto del matinée di Ferragosto, alla guida dei Wiener Philharmoniker. L’anno scorso il direttore  italiano aveva eseguito i Quattro Pezzi Sacri di Giuseppe Verdi e la settima sinfonia di Anton Bruckner. Quest’anno, a maggior ragione perché cade il bicentenario della nascita del compositore austriaco, il maestro Muti si è invece cimentato nell'esecuzione della “apocalittica” ottava sinfonia, una composizione di grande complessità, la cui realizzazione tra rifacimenti, correzioni e modifiche, impegnò Bruckner per circa sei anni. Il maestro Muti, sebbene si sia avvertita traccia del fatto che la sua affinità con il compositore austriaco non sia miracolosamente piena come con altri compositori, che forse non per caso ha maggiormente frequentato nel corso della sua splendida carriera artistica, lasciando anche testimonianze  indelebili, ha comunque proposto, all’attenzione di un pubblico rapito della sua personalità, un “suo” Bruckner, caratterizzato molto evidentemente dalla cifra interpretativa di una grande bacchetta, soprattutto per l’eccelsa capacità di estrarre da un orchestra, già magnifica, una sonorità di sublime qualità e di rara profondità. E’ parso poi di cogliere nelle intenzioni del maestro Muti, non tanto la propensione a lavorare su dinamiche significativamente innovative, come egli in altri repertori sa fare benissimo, quanto la tendenza a consegnare la composizione bruckneriana ad una dimensione sonora, non squisitamente tedesca (come hanno fatto invece Thielemann e Karajan, per esempio), ma maggiormente mediterranea. L’esito è stato, comunque, bellissimo.      


Per il primo movimento il maestro Muti ha scelto un tempo tendenzialmente lento, che ha mantenuto con assoluta precisione fino alla fine. Ai momenti di puro coinvolgimento orchestrale, si sono alternati attimi di maggiore raccoglimento, in cui il maestro ha saputo mettere in evidenza l’intreccio dei discorsi musicali interni, creando un gioco di tensione e rilascio che ha sapientemente evidenziato il carattere maestoso della partitura. La coerenza dell'interpretazione è stata evidente, non solo nel controllo dei tempi, ma anche nell'attenzione che è stata prestata alle sfumature timbriche dell’orchestra, scavando un suono preciso, bello e potente.


E’ poi seguito il magnifico Scherzo, che, come nella successiva ed incompleta nona sinfonia, occupa la posizione di secondo movimento, e non quella di terzo movimento, che è invece consueta. Per questo movimento il maestro Muti ha staccato un tempo più rapido, che ben si è adattato alla prima parte della composizione, caratterizzata anche per gli accenti trionfali degli ottoni e dei timpani. Da sentire, ma anche da vedere, è stata la prestazione del timpanista dei Wiener Philharmoniker, che ha suonato, accompagnando la percussioni con movimenti del corpo a modo di danza, che gli hanno consentito di suonare con eccelsa precisione. Nel complesso il movimento ha rappresentato il momento migliore del concerto, soprattutto per il perfetto equilibrio orchestrale, grazie anche al forte contrasto creato tra le trombe (impegnate in scale discendenti)  e i corni (impegnati in scale ascendenti). Un poco più tradizionale, ma comunque ben fatta, è stata la parte centrale del movimento (Allegro moderato).


Il terzo movimento (Adagio) è stato molto ben sviluppato dal maestro Muti, che ne ha preposto un’interpretazione molto riflessiva e approfondita. Il brano presenta notevoli influenze wagneriane, ben colte dal maestro, soprattutto a livello di costruzione melodica, e rappresenta un prodromo degli adagi di Mahler. A differenza però del compositore boemo, Bruckner non sempre riesce a ricavare nel tormento un solo barlume di serenità e di melodia distesa (come invece riesce perfettamente a fare Mahler nel meraviglioso adagio della sesta sinfonia, ad esempio). Inoltre, in questo movimento, è ravvisabile, più che altrove nella sinfonia, la tendenza di Bruckner a sviluppare i suoi pensieri musicali, rasentando il rischio di proporre i temi con una certa ripetitività, che rendono l’evolversi del discorso sinfonico non sempre agevole e, comunque, mai lieve. Verso la fine del movimento però l’orchestra ha raggiunto l’apice della tensione con il fortissimo di tutta l’orchestra, molto ben preparato dal maestro Muti, e reso memorabile dalla maestosa sonorità dell’orchestra viennese.


Gli stessi ottoni dei Wiener Philharmoniker sono poi entrati a tutto volume nel quarto movimento, con un suono pulito, avvolgente, rotondo ed estremamente potente. Il maestro Muti ha staccato un tempo tendenzialmente simile a quello scelto nel primo movimento, sviluppandolo poi, sia con maestosa forza, sia con sapiente mistero. Le sonorità ampie e potenti del finale, tenuto molto sulla quartultima nota per creare tensione, hanno segnato la miglior fine del concerto, facendo meritare ai musicisti sul palcoscenico  una standing ovation.


Al termine, il maestro Muti è andato a salutare un trombettista e un fagottista, storici volti dell’orchestra, che con l’esecuzione di questa maestosa sinfonia si sono avviati alla pensione. Il concerto è stato sicuramente di altissimo livello.

 

Il concerto è stato trasmesso in diretta sulla radio austriaca ö1.


 

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