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Lorenzo Giovati

Beethoven Sinfonie 8 - 9 • Gardiner

Bologna, Teatro Auditorium Manzoni. 20 Settembre 2024.

 

Per concludere il ciclo delle sinfonie di Ludwig Van Beethoven, che l’Orchestra Mozart sta portando avanti insieme al maestro Daniele Gatti dall’anno 2022, il direttore d’orchestra milanese avrebbe dovuto eseguire le ultime due sinfonie. La sorte ha però voluto che, proprio alla fine del percorso, il maestro Gatti, reduce da una tournée con la Sächsische Staatskapelle Dresden, di cui è appena diventato direttore stabile, abbia dovuto rinunciare all’impegno a causa di un’improvvisa indisposizione. In sua sostituzione l’Orchestra Mozart, compiendo una scelta lodevole, ha chiamato il direttore d’orchestra inglese Sir John Eliot Gardiner, altra bacchetta di pari prestigio.


Il programma della serata ha mantenuto la sua struttura originale: le sinfonie n. 8 e n. 9 di Beethoven, due capolavori diversi, ma complementari, che offrono un viaggio emozionale e sonoro unico.


Il primo movimento della Sinfonia n. 8 è stato eseguito con incessante energia e chirurgica precisione. Gardiner ha saputo bilanciare perfettamente la vivacità e la serietà della composizione, sottolineando la cifra giocosa della partitura attraverso un'interpretazione dinamica e frizzante. La maniacale attenzione ai dettagli si è riflessa negli attacchi e nelle articolazioni assai nette dell'orchestra, che ha risposto con grande reattività e coesione. La compattezza sonora ha permesso di mettere in luce la complessità del tessuto orchestrale, conferendo una chiarezza formale che ha reso ben delineata ogni sezione del movimento.


Il secondo movimento, Allegretto scherzando, è stato diretto con un controllo rigoroso del tempo, mai troppo veloce, ma sempre pulsante e ritmico. Qui Gardiner ha saputo evidenziare l'alternanza di stati d'animo con grande maestria: da un lato momenti leggeri e delicati, dall'altro improvvisi scoppi di tensione, con gli archi che, nelle loro rapide sequenze di note, hanno dimostrato un'agilità rimarchevole.


Nel terzo movimento, Tempo di minuetto, l'orchestra ha offerto un'interpretazione di grande sensibilità, giocando sapientemente con le dinamiche. Gardiner ha optato per un approccio chiaroscurale, sfruttando i contrasti tra forte e piano per creare un'atmosfera vivace.

Infine, l'energia del primo movimento è ritornata con forza nel quarto ed ultimo movimento, portato avanti con un tempo camminato, ma mai frenetico. La scelta di un'interpretazione tradizionale, ma al tempo stesso vivace e coinvolgente, ha permesso di esaltare le dinamiche movimentate della composizione. Le sezioni orchestrali si sono fuse in un insieme coeso e potente, capace di trasportare il pubblico in un crescendo emozionante, che ha concluso la sinfonia in modo trionfale.


La seconda parte del concerto è stata dedicata all’esecuzione della Nona Sinfonia di Beethoven, una delle opere più conosciute e celebrate nel repertorio sinfonico. Il Maestro Gardiner, che aveva già inciso questa sinfonia nel 1994 con l'Orchestre Révolutionnaire et Romantique, offrendone un’esecuzione molto nervosa e concludendo in modo non felicissimo un ciclo peraltro costellato di esecuzioni magnifiche (la terza sinfonia su tutte), ha restituito oggi una lettura molto maturata e profondamente riflessiva, distante dai tratti un po' frenetici e a volte eccessivamente vigorosi della sua lettura giovanile. La sua ricerca di un suono potente e drammatico rimane costante, ma è oggi integrata in una visione più coerente, raffinata e armonica, che abbraccia l'intera sinfonia e la sua complessa architettura.


Il primo movimento, Allegro ma non troppo, è stato caratterizzato da una tensione esuberante che ha attraversato tutta l'esecuzione. La coda, in particolare, ha rivelato un lato oscuro e tormentato, con l'orchestra che ha saputo rendere magistralmente le contrapposizioni drammatiche della partitura, ed è poi confluita in un'esplosione di angoscia e tormento.


Il secondo movimento, Molto vivace, ha preso vita con un ritmo decisamente rapido, forse un poco troppo incalzante nelle prime battute, ma che ha poi trovato un suo equilibrio. Qui, Gardiner ha saputo mettere in luce la vitalità della partitura disegnandodinamiche incisive e un contrasto energico tra le sezioni orchestrali. I corni si sono distinti per una precisione e un'intensità straordinarie, esibendo una tonalità quasi grottesca, che ha arricchito l'atmosfera del movimento. La loro esecuzione impeccabile è stata accompagnata da timpani altrettanto precisi e imprevedibili, che hanno dato un tocco di originalità e di freschezza al movimento. La parte centrale, più lirica e riflessiva, ha offerto un momento di respiro e di eleganza, mostrando un eccellente controllo delle dinamiche e un'esecuzione che ha saputo sorprendere il pubblico, anche in una partitura così ampiamente eseguita e conosciuta. L'esito del movimento ha lasciato allo spettatore una sensazione di piacevole novità, difficile da ottenere in una partitura così frequentemente esplorata e che spesso viene inutilmente snaturata, pur di ricavarne un sentore di novità.


Il terzo movimento, Adagio molto e cantabile, è stato diretto con grazia e sensibilità. Nonostante l’interpretazione tendesse a un tempo relativamente rapido, Gardiner è riuscito a preservare la levità e l’intimità che caratterizzano questo movimento, donandogli una consistenza quasi eterea. Le frasi lunghe e cantabili degli archi, sostenute con una dolcezza e una fluidità impeccabili, hanno creato un'atmosfera sospesa, toccante nella sua semplicità. La cura nelle dinamiche ha permesso di valorizzare i dettagli più sottili della scrittura beethoveniana, con i legni che si sono distinti per la loro delicatezza e morbidezza.


Il quarto movimento, Finale, è stato un'esplosione di energia travolgente, a partire dall’attacco deciso e drammatico dei bassi, fino all’introduzione del celebre tema dell’Inno alla Gioia. L'orchestra ha saputo rendere con maestosità e potenza questo tema, che si è sviluppato con una crescente intensità emotiva. Ogni sezione del movimento è stata eseguita con una passione palpabile, e la travolgente fuga che precede la ripresa del tema, questa volta accompagnata dalle voci del coro, ha offerto uno dei momenti più emozionanti della serata. Il coro ha dato prova di una lodevole compattezza e di una forte espressività, capace di sostenere l'orchestra in un crescendo di grande impatto. I solisti, perfettamente equilibrati nel loro intervento, hanno aggiunto ulteriore profondità e solennità ad un movimento già ricco di pathos.

La coda finale, rapida e coinvolgente, ha visto le percussioni, in particolare piatti e timpani, al centro dell'azione, creando un'esplosione sonora che ha lasciato il pubblico senza fiato. Gardiner ha saputo gestire il climax con grande maestria, portando l’orchestra a un livello di intensità straordinario che ha chiuso il concerto con una nota di trionfo.


Ottima per potenza e coesione è stata anche la prestazione del Coro del Teatro Comunale di Bologna, preparato da Gea Garatti Ansini.


All'altezza della serata si è rivelato anche il cast vocale, primeggiato da Markus Werba, che ha aperto la seconda parte dell'ultimo movimento con un "O Freunde, nicht diese Töne!" molto credibile per potenza e trasporto interpretativo. Non da meno è stato il tenore Bernard Richter, già coinvolto nella Nona sinfonia eseguita dal maestro Gatti a Roma in occasione dell'esecuzione integrale del ciclo, che ha sfoggiato una voce controllata e un colore adatto al ruolo. Il mezzosoprano Eleonora Filipponi, anch'essa già presente nel cast dell'esecuzione romana, ha avuto una migliore possibilità (data anche l'ampiezza della sala, decisamente minore rispetto al Parco della Musica) di far emergere la sua pregevole voce scura e intonata. Non da meno è stata anche la soprano Lenneke Ruiten, che ha sfoggiato una bella voce chiara.


L'Orchestra Mozart ha mostrato non solo una notevole reattività e un'eccellente precisione, di cui si è già scritto per l'ottava sinfonia, ma soprattutto un suono rotondo, intonato e ben dosato, che alterna momenti di maggiore ruvidità a momenti più delicati. Eccellenti sono state le sezioni di ottoni, archi e percussioni. Il suono denso, corposo e sempre intonatissimo, rende questa orchestra un'eccellenza a livello nazionale.


La serata, che si è conclusa con applausi scroscianti, è stata un successo meritato per tutti.

 

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