Roma, Auditorium Parco della Musica. 20 Giugno 2024
Nonostante le previsioni di una sala semi deserta a causa della concomitanza con la partita di calcio Italia-Spagna, la Sala Santa Cecilia dell’Auditorium Parco della Musica si è comunque quasi riempita di pubblico per assistere al secondo concerto della “Maratona Beethoven” che l’orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia ha affidato all’arte direttoriale del maestro Gatti, in occasione della loro stagione estiva 2024. La “Maratona” che prevede l’esecuzione in una settimana e mezza di tutte le sinfonie di Ludwig Van Beethoven è iniziata martedì 18 u.s. e proseguirà martedì e giovedì prossimi.
Il programma della serata prevedeva, nella prima parte, l’esecuzione della seconda sinfonia, capolavoro assoluto del cosiddetto “primo Beethoven”, che si distacca alquanto, in termini di dinamicità, dalla, pur gioiosa, prima sinfonia. Il primo movimento, che esordisce con qualche battuta dilatata, ai apre quassi subito all’ingresso dei temi melodici e dinamici, che il maestro Gatti ha reso perfettamente, con energia e cura dei dettagli. Il finale del movimento è stato poi trionfale dal punto di vista degli ottoni e travolgente in generale, con un bellissimo accelerando. L’orchestra ha risposto perfettamente all’idea interpretativa del Direttore con attacchi precisi e scattanti. Del secondo movimento, Larghetto, il maestro Gatti ha fornito una lettura lucida e scavata, in cui ha prevalso la soavità della melodia, grazie alla cura riservata agli archi. Nel terzo movimento, Scherzo, il maestro Gatti ha invece esaltato la carica energia e e la tensione ritmica del brano. La presenza di alcuni rallentandi e di alcune dinamiche particolari, hanno contributo a rendere l’esecuzione diversa e in parte nuova rispetto a molte delle esecuzioni più frequentate. Anche in questo caso l’orchestra è stata molto pregevole, sebbene non siano mancate un paio di imprecisioni da parte di corni e dei violini. L’ultimo movimento è stato infine delineato su un tempo vivace e su dinamiche lievi e scherzose, in cui, anche in questo caso, non sono mancati elementi di novità interpretativa, soprattutto nell’incipit del movimento medesimo, con le prime note molto marcate. La prima parte del concerto si è quindi conclusa con un esito assai felice, grazie al quale il pubblico ha potuto godere di una seconda sinfonia da manuale, ma anche non priva di spunti interessanti.
Nella seconda parte del concerto è stata invece eseguita la meravigliosa terza sinfonia, denominata “Eroica” perché fu originariamente dedicata a Napoleone Bonaparte, il quale però, incoronato imperatore, deluse profondamente lo spirito repubblicano di Beethoven, che strappò la dedica iniziale per sostituirla, in un tempo posteriore, con una diversa dedica al Principe di Lobkowitz. Il primo movimento della sinfonia, che si apre con due accordi molto accentati (quasi a simulare due spari e, quindi, ad indicare fin dal principio il tema della sinfonia), è stato eccellente in termini di scelta delle dinamiche e di equilibrio orchestrale. Il maestro Gatti è riuscito a mantenere una tensione palpabile per tutta la durata del movimento, dirigendo con precisione e sensibilità. Volendo essere schizzinosi, è sembrata solo un poco attutita l'incursione del corno durante il pianissimo dei violini. A causa di una sua leggera dissonanza con la nota degli archi, questa parte fece tanto scandalizzare Ferdinand Ries (amico di Beethoven) che, durante una prova, fu indotto a pensare che l'orchestrale avesse sbagliato. Dopo aver rimproverato il cornista, Ries venne però quasi picchiato da Beethoven. Il che aiuta a comprendere che, in questa sinfonia (ma soprattutto in questo movimento), con o senza dissonanze, tutto è disposto con estrema oculatezza per rendere l'idea di una battaglia: l'inizio evoca due spari, i momenti concitati evocano i combattimenti, i pianissimi evocano la perdita delle speranze e, infine, l'incursione del corno (che apre alla "finta" ripresa del tema principale e che si modifica dopo qualche battuta) vuole richiamare la ripresa del combattimento. Proprio per questo motivo non dovrebbe quindi essere eseguito eccessivamente piano. Digressioni a parte, ogni sezione dell'orchestra ha risposto con grande coesione al gesto del Direttore, rendendo vividi i contrasti tra i momenti di intensa drammaticità e quelli di delicata liricità. Il gesto sicuro del maestro Gatti e la sua nitida visione interpretativa hanno permesso all'orchestra di esplorare appieno le sfumature del pezzo, generando un'esperienza musicale coinvolgente e profondamente emozionante. Inoltre, nel massimo momento di tensione, i fili della narrazione musicale si sono intrecciati in un insieme molto compatto e ben cesellato.
Il secondo movimento, la famosa marcia funebre, è stato eseguito in modo non particolarmente originale. L’esecuzione è comunque risultata ricchissima di turbamento emotivo ed estremamente coinvolgente, soprattutto nella parte centrale del brano. In particolare, il fugato degli archi, che culmina con il ristabilirsi della quiete iniziale e con la ripresa della marcia, ha pienamente convinto, soprattutto per la resa esecutiva magistrale da parte dell'orchestra. Il ritorno alla marcia dopo il fugato è stato gestito con una sensibilità tale da rendere palpabile il senso di rassegnazione e di malinconia. L'interpretazione ha catturato in modo preciso le sfumature emotive del movimento, enfatizzando il contrasto tra il cupo lamento funebre e i momenti di tumultuosa tensione. La direzione del maestro Gatti ha saputo esaltare la complessità del movimento, mantenendo sempre una chiara struttura formale.
Il classicissimo scherzo beethoveniano, che si propone ironicamente dopo una marcia funebre, appare come nettamente diverso dai precedenti "scherzi" delle due sinfonie precedenti, procedendo con un ritmo incalzante e vivace. Il maestro Gatti ha ancora una volta esaltato le peculiarità del brano, scegliendo un tempo veloce e dinamiche coinvolgenti. Il celeberrimo Trio centrale è stato eseguito bene dai corni, che hanno rispettato le indicazioni di Beethoven, il quale compose questo brano per i corni del suo tempo, dotati di un suono molto diverso da quello odierno. La scelta di proporre un suono graffiante e ruvido, si è quindi rivelata di molto felice sul piano interpretativo.
Il finale, iniziato con una cascata discendente di note, è infine stato strutturato come una forma di diverse variazioni da un tema tratto dal balletto "Le Creature di Prometeo". Il significato di questo legame è evidente: Napoleone è Prometeo, ovvero l'educatore dell'Europa. Le Creature di Prometeo sono infatti tratte dalla rielaborazione di Salvatore Viganò, che individuò Prometeo come fecondatore della civiltà. Il maestro Gatti ne ha regalato un'interpretazione assai nitida, tramando e districando una serie di intrecci musicali che hanno reso il brano un'esperienza avvincente. La precisione con cui il maestro Gatti ha condotto le variazioni ha messo in luce la brillantezza compositiva di Beethoven; ogni passaggio è stato eseguito con una chiarezza cristallina, che ha permesso di apprezzare pienamente la complessità e la varietà delle trasformazioni del tema. L'equilibrio tra le diverse sezioni dell'orchestra è stato poi perfetto, grazie alla direzione attenta e rigorosa. Esempio ne è stata la coda del movimento, che è stata poi sbalorditiva, sia per la scelta di un tempo rapido, ma non frenetico, sia soprattutto per le dinamiche energiche, principalmente nelle sezioni degli ottoni e dei timpani (dalle battute 457 e seguenti in cui non è stato eseguito il diminuendo dopo la terzina, che spesso viene fatto, e che va ad intaccare l'energia del brano*).
La serata è stata quindi pienamente godibile e all’insegna della bella musica, ben eseguita e ben interpretata. In evidenza è stata, non soltanto la capacità del maestro Gatti di guidare un complesso orchestrale eccellente in un’esecuzione mai banale, ma anche l'ineguagliabile capacità di Beethoven nel riuscire ad innovare ed a sorprendere, tramite la creazione di musiche che risuonano ancor oggi con forza, con attualità e con freschezza.
*Ho sottolineato volentieri questo particolare perché mi è sempre piaciuta questa parte, soprattutto nella versione di Leonard Bernstein, molto simile a quella proposta dal maestro Gatti.