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Lorenzo Giovati

Beethoven Sinfonie 1 - 7 • Gatti

Bologna, Teatro Auditorium Manzoni. 14 Giugno 2024

 

L’Orchestra Mozart, fondata nel 2004 da Claudio Abbado, ha compiuto quest’anno vent’anni e, per “festeggiare” il suo compleanno, sta completando uno dei suoi progetti più importanti: l’esecuzione integrale delle nove sinfonie di Ludwig van Beethoven, affidate al maestro Daniele Gatti. Il progetto, iniziato già da diverso tempo, è proseguito venerdì sera al Teatro Auditorium Manzoni, con la realizzazione della prima e della settima sinfonia, e si concluderà a settembre prossimo, con le ultime due sinfonie. Dopo altri due concerti a Ferrara (dove si sono svolte anche le prove) e a Milano, l’Orchestra Mozart è tornata nella propria sede madre, proponendo un concerto già rodato e nel complesso eccellente.


L’interpretazione proposta dal maestro Gatti della prima sinfonia è apparsa molto solida, ricca di sonorità e di dinamiche variate ed eleganti. Il primo movimento, in particolare, superato l’inizio più melodico, si è aperto in un allegro sgargiante, scandito in tempi correttissimi e molto libero nelle dinamiche, con rallentandi e abbellimenti eleganti e felici. Il secondo movimento, anch’esso distribuito su tempi ottimi per l’esaltazione della melodia, è stato proposto all’interno di un contesto interpretativo “tradizionale”, seppur non privo di personalità, basato soprattutto sull’equilibrio orchestrale e sulle legature e sugli abbellimenti degli archi. Il terzo movimento, ovvero quello che viene considerato il primo esempio di “scherzo”, in sostituzione di un “Minuetto” all’interno della sinfonia, è stato elaborato in un tempo sollecito, ma non frenetico, come purtroppo spesso si tende a sentire, con piena piacevolezza dell’ascolto. Il quarto e ultimo movimento è stato invece un tripudio di ritmo, ma anche di eleganza orchestrale. Il maestro Gatti ha puntato soprattutto sulle sezioni degli archi scuri. Non avendo caricato eccessivamente la sezione delle trombe, se non quando ciò era necessario, l’atmosfera creata è rientrata perfettamente nelclima “Viennese”, scandita da un suono rotondo, da tempi mai frenetici e da un equilibrio tra le varie componenti orchestrali. L’orchestra ha risposto bene al gesto del direttore, senza però far mancare qualche sporadica e leggerissima imprecisione nella sezione dei corni. L’interpretazione ha quindi convinto nel suo insieme e la sinfonia si è conclusa con sei note perentorie e decise.


La settima sinfonia che, come la prima, lascia correre qualche battuta prima di entrare nel vivo dell’esposizione del tema, è stata proposta anch’essa in un modo fedele ad paradigma interpretativo “tradizionale”, seppur non sia mancato qualche accenno di novità (soprattutto nel secondo movimento). Il primo movimento è apparso serrato nei tempi, anche se con qualche licenza in alcuni passaggi. L’interpretazione è stata di ampio respiro, come si conviene quando sul podio sale un grande direttore, e prevalentemente affidata agli archi, seppur con sporadiche incursioni dei corni, che hanno creato un buon equilibrio orchestrale. La vera novità interpretativa si è colta nell’allegretto, secondo movimento. Solitamente si tende ad eseguirlo partendo da un pianissimo ed eseguendo le note degli archi molto legate. Il maestro Gatti ha invece proposto un’interpretazione inizialmente orientata sul piano e con le note degli archi staccate e ritmicamente marcate. Le legature sono successivamente arrivate con il fortissimo dell’orchestra e l’attacco dei corni e dei timpani. Il resto del movimento è stato eseguito con la consueta eleganza, su un tempo abbastanza rapido. Il Presto ha poi seguito il secondo movimento e ha brillato per vivacità e dinamismo. Nella parte centrale del movimento, decisamente più moderata nei tempi, le trombe, che sono chiamate ad eseguire una nota lunga e acuta, hanno brillato per intonazione e per stabilità del suono. L’ultimo movimento, il meraviglioso Allegro con brio, è stato eseguito con un’appropriata velocità e con i giusti accenti sui corni e sugli archi scuri. Un’altra novità interpretativa è stata l’introduzione di alcune note “trascinate” e di alcuni indugiandi nelle parti meno concitante del movimento. Quando invece la partitura lo richiedeva, la resa quasi metronomica (come è giusto che sia) di alcuni passaggi ha contribuito alla creazione di un’atmosfera vivace e concitata. Inoltre, la maestria del direttore nell’equilibrare i vari registri orchestrali ha permesso di valorizzare le sfumature dinamiche, rendendo l’esecuzione, non solo tecnicamente impeccabile, ma anche emotivamente intensa e coinvolgente. Il pubblico ha percepito ogni crescendo e diminuendo, partecipando ad un viaggio attraverso una gamma di emozioni, culminato in un finale coinvolgente.


L’Orchestra Mozart ha suonato generalmente bene, sfoggiando un bel velluto sonoro negli archi, una presenza lineare e trasparente nei fiati e una buona precisione degli ottoni (che ogni tanto non sono stati impeccabili). Ottimi sono stati anche i timpani.


In conclusione, l’interpretazione fornita dal maestro Gatti fin dalla prima sinfonia è quella di un Beethoven molto maturo che, però, seppur nella sua precoce maturità, percorre comunque un’evoluzione tra la prima sinfonia e un capolavoro come la settima sinfonia. L’esito del concerto è stato eccellente ed ha meritato i molti applausi del pubblico.

 

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