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Lorenzo Giovati

Attila • Frizza

Fidenza, Teatro Magnani. 3 Ottobre 2024.

 

Al Teatro Magnani di Fidenza, nell’ambito del Festival Verdi 2024, è stata proposta l'opera Attila, capolavoro breve, ma ricco di tensione e di invenzioni musicali, di Giuseppe Verdi, realizzata in forma concertata. La serata non è iniziata nel migliore dei modi per il forfait dei tenori Luciano Ganci e Anzor Pilia, a causa di un'improvvisa indisposizione, che avrebbero dovuto interpretare rispettivamente i personaggi di Foresto e Uldino. In loro vece sono stati chiamati ad esibirsi  Antonio Corianò e Francesco Pittari.


Il resto del cast è rimasto invece fortunatamente invariato ed ha visto il successo del basso Giorgi Manoshvili, nel ruolo di Attila. Il giovane artista ha delineato un personaggio che, seppur barbaro, ha mantenuto i suoi tratti regali, sottolineati da un canto tendenzialmente nobile. La sua interpretazione dell’aria "Mentre gonfiarsi l'anima" ha rivelato una profonda comprensione del personaggio. Manoshvili è riuscito a trasmettere la complessità dell'eroe verdiano: un uomo che, pur dominato da ambizioni di conquista, vive una lotta personale. La sua voce, potente ma sempre ben controllata, ha saputo alternare momenti di vigore ad altri più riflessivi, conferendo ad Attila una profondità che si addice alla sua natura regale.


Atteso era il ritorno di Marta Torbidoni al Teatro Magnani di Fidenza dove, un anno prima, aveva interpretato Abigaille in una felicissima produzione di Nabucco. La soprano non ha di certo deluso le aspettative, proponendo un’Odabella straordinaria. La Torbidoni ha saputo sfruttare la sua linea di canto morbida, ma decisa, a servizio di un’interpretazione che è stata in grado di delineare un personaggio combattivo, schietto, sanguigno, ma mai volgare o plateale. Gli acuti, intonatissimi e gestiti con ottima tecnica, in aggiunta ad un fraseggio chiaro e preciso, hanno più volte riscosso l’approvazione del pubblico che, meritatamente, l’ha omaggiata con numerosi applausi e un’ovazione ai saluti finali. Una performance, quindi, memorabile.


Di sicuro mestiere è stata la prestazione del baritono Claudio Sgura, nei panni di Ezio. Sgura ha puntato sulla potenza del suo mezzo vocale e sulla sicurezza della sua intonazione delineando un personaggio sanguigno e pugnace, anche se forse, a tratti, un poco carente di nobiltà. 


Meno felice è stata invece la prova del tenore Antonio Corianò, al quale va riconosciuto il merito indubbio di avere accettato di sostituire in extremis il tenore titolare Luciano Ganci, ma a cui non può essere invece attribuito quello di aver delineato un Foresto convincente.


Ottimi sono stati stati gli interventi di Uldino, interpretato dal sostituto Francesco Pittari, che si è fatto apprezzare per un ottimo fraseggio e una rimarchevole intonazione.


Gabriele Sagona ha infine dato corpo con austerità e pregevole intonazione al personaggio di Papa Leone.


Nella contenutissima buca d'orchestra del Teatro Magnani, le cose sono andate parimenti bene. La direzione musicale del maestro Riccardo Frizza, bacchetta esperta del repertorio, ha assicurato un accompagnamento ottimo alle voci. La musica è stata resa con opportuna tensione e con notevole vigore, senza però eccessi bandistici. Una direzione, quindi, che è stata in grado di mantenere lo spettatore attento e che nel complesso è risultata molto sicura. Una nota di merito va anche alla Filarmonica Toscanini, che nonostante il ridotto numero di orchestrali, ha presentato un suono denso e coeso.


Eccellente in ogni occasione è stato il coro del Teatro Regio di Parma, sempre all'altezza delle aspettative e sempre pregevolissimo per intonazione, stabilità delle voci, coesione e potenza. Un plauso conclusivo va quindi al maestro di coro Martino Faggiani.


Un Attila nel complesso più che soddisfacente.


 


 

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