Tokyo, Bunka Kaikan (in diretta su Harusai Live). 20 Aprile 2024.
Alle ore 14, fuso orario di Tokyo, (Alle ore 7, fuso orario di Parma) il Festival di Primavera della capitale giapponese ha trasmesso in diretta sulla propria piattaforma l'esecuzione, in forma di concerto, dell'opera "Aida" di Giuseppe Verdi, diretta dal maestro Riccardo Muti.
Il maestro Muti si è riconfermato, in modo chiarissimo, in vetta alla classifica dei migliori direttori mondiali nel repertorio verdiano. La sua interpretazione, che ha lasciato anche in un'edizione discografica che è ancora oggi una pietra miliare delle esecuzioni di quest'opera, insieme a quella di Herbert von Karajan, non soltanto si è evoluta con il sedimentarsi dell’esperienza e dello studio, ma rimane anche, nonostante il passare del tempo e il mutare dei gusto, anche intramontabilmente attuale. La scelta di ogni singolo tempo è studiata meticolosamente, ma è sempre anche liberissima, dal preludio iniziale (con un tempo corretto, ma non di certo lento), alla marcia (con un tempo “normale” nella prima parte, ma quasi frenetico nella seconda parte, a scandire una sorta di escalation celebrativa). Le dinamiche sono sempre state studiate per suscitare le sensazioni più disparate e la tensione orchestrale è sempre stata massima. Momenti culminanti della direzione sono stati, senza dubbio, la scena finale del secondo atto (concluso con lo stacco di un tempo travolgente), il duetto Aida-Amonasro del terzo atto, duetto Amneris-Radames e la seguente scena del quarto atto.
Una conduzione orchestrale così prestigiosa presupponeva una componente vocale di altrettanto spessore.
In particolare, Aida, interpretata dal soprano Maria José Siri, è stata particolarmente abile nei filati e, in genere, nell'alleggerire la voce, con particolare riferimento alle due arie chiave di Aida, ovvero "Ritorna vincitor!" e "O patria mia". L'interpretazione è stata sempre molto accurata, specialmente nel duetto tra Aida e Amonasro, in cui sono emersi tutti i contrastati sentimenti del personaggio.
Ottima è stata anche la prestazione del tenore romano Luciano Ganci, che non ha iniziato lo spettacolo nel migliore dei modi, cantando un "Celeste Aida" non brillantissimo in alcuni passaggi, mentre molto sicuro in altri. Dopo questo inizio un poco faticoso, però, la restante parte della sua prestazione è stata eccellente sotto ogni punto di vista, vocale e interpretativo. La sua voce ha, tra l’altro, esattamente il giusto colore per questo ruolo. L'emissione è stata sicura e potente, ben supportata da grande agilità e da un fraseggio elegante e appropriato.
L'Amneris di Yulia Matochkina non ha convinto in ogni punto del concerto. Nel "Vieni, amor mio, mi inebria... fammi beato il cor!", cantato da Amneris all'inizio del secondo atto, ad esempio, la mezzosoprano non ha, né ben scandito le parole, né ben articolato le note, creando quindi un unico impasto di suoni e di versi quasi incomprensibili. Probabilmente questi problemi sono riconducibili all’esistenza di seria barriera linguistica, non completamente gestita dall’artista. Tuttavia il duetto con Radames e la successiva scena le sono riusciti alla perfezione, così come altre parti dell'opera. La voce è scura e ben timbrata, adatta quindi per questo ruolo.
Eccezionale è stato invece l'Amonasro di Serban Vasile, che fin dalla prima aria "Questa assisa ch'io vesto" ha dato sfoggio di voce piena, sostenuta, intonata e ben proiettata. Interpretativamente è stato in grado di far emergere le sfaccettature del personaggio, riscuotendo ampio successo.
Efficace è stato anche il Ramfis di Vittorio De Campo, che ha comunque cantato questo ruolo con sicurezza e voce corretta.
Ultimo, Masashi Katayama che ha interpretato il Re, senza però lasciare il segno, né vocalmente, né interpretativamente.
Hanno completato in modo più che soddisfacente il cast Yumiko Nakahata (Sacerdotessa) e Motoki Ishii (Messaggero).
Egregio è stato invece il coro Tokyo Opera Singers, preparato da Junya Nakata. In alcuni momenti del secondo e del quarto atto, la componente maschile del coro è stata talmente compatta e intonata da ricordare gruppi di monaci intenti ad eseguire canti gregoriani. Anche la componente femminile è stata di tutto rispetto, in particolare nel secondo atto.
Ultima menzione speciale va alla Tokyo-HARUSAI Festival Orchestra che dispone di archi, fiati e percussioni straordinari. Gli ottoni hanno generalmente suonato bene, in particolare nella marcia, anche se nel secondo atto si è notata qualche piccola sbavatura.
In sintesi, quindi, è stata un recita di Aida nel suo complesso molto felice, che si vorrebbe sentire più spesso. La vera star dello spettacolo è stato sicuramente il maestro Muti che ha ricevuto numerosissimi applausi, insieme ad una standing ovation e alle strette di mano da parte del pubblico, che alla fine dello spettacolo si era accalcato ai piedi del palco, acclamando il direttore d'orchestra.